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Luca Giordano

(Napoli 1634 - Napoli 1705)

Biografia

Gli esordi di Luca Giordano sono legati all’influenza del Ribera di cui riprende il naturalismo caravaggesco che egli inserisce ed elabora entro la nuova sensibilità barocca, attraverso ripetuti viaggi a Roma, a Firenze e a Venezia in cui assimila la lezione di Veronese e il gusto per la grande composizione, mentre viene a contatto con il cromatismo di Rubens e studia attentamente il classicismo di Pietro da Cortona, del Maratta, dei Carracci e del Poussin.

E’ questo eclettico insieme di influenze che contribuisce a dare alla sua pittura quel senso di grandiosità scenografica e quel vivace cromatismo naturalistico fin dalle tele eseguite nel 1654 per la chiesa di S. Pietro ad Aram e, ancor più, negli affreschi della cupola della chiesa di S. Brigida (1671) in quelli per la chiesa di S. Gregorio Armeno (1679) e in quelli della Biblioteca e Galleria di Palazzo Medici Riccardi a Firenze che ne evidenziano la raggiunta maturità artistica.

Quando perciò nel 1692 viene chiamato a Madrid da Carlo II, Luca Giordano ha già elaborato il suo stile monumentale di esuberante spontaneità, potentemente sintetico nella pennellata, magniloquente senza essere enfatico, regolato da un’intima misura classica e avvolto entro una seducente luce a lampi che lo mantiene sempre in bilico fra naturalismo realistico e invenzione fantastica.

Nel corso dei dieci anni del soggiorno spagnolo, egli realizzerà un numero incredibile di opere - fra cui le tele per la chiesa di S. Antonio Las Portigues e per il monastero di Nostra Signora a Guadalupe e i grandi cicli decorativi dell’Escorial e del Casino del Buen Retiro di Madrid (oggi in parte perduti) - che gli danno una forte notorietà internazionale e ne fanno un maestro del barocco europeo di cui guida e anticipa gli sviluppi con la sua grande capacità di assimilare tutte le novità.

Tornato a Napoli nel 1702, dopo la morte di Carlo II, Giordano esaspera le caratteristiche del suo stile, fino a portarlo nelle ultime opere (gli affreschi della Cappella del Tesoro nella Certosa di San Martino a Napoli e l’Incontro di S. Carlo Borromeo con S. Filippo Neri) a una magniloquenza ormai tardo barocca e rococò.

Con la sua straordinaria facilità di esecuzione e la prodigiosa quantità di opere - diverse migliaia in gran parte eseguite grazie agli aiuti di scuola - che gli hanno meritato l’accusa di superficialità, Luca Giordano ha segnato così la storia del barocco italiano ed europeo.

Bibliografia

O. Ferrari - G. Scavizzi, Luca Giordano, 3 voll., Napoli, 1966; O. Ferrari, in Civiltà del Seicento a Napoli, catalogo della mostra, Napoli, 1984; Pintura napoletana de Garavaggio a Giordano, catalogo della mostra a cura di A.E. Pérez Sanchez, Madrid, 1985; V. Pacelli, La pittura napoletana da Caravaggio a Luca Giordano, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1986; N. Spinosa, Pittura napoletana del Settecento dal Barocco al Rococò, Napoli, 1987; Aurora Spinosa, Luca Giordano, in La pittura in Italia. Il Seicento, II, Milano, Electa, 1989;  Gabriella Repaci-Courtois, Giordano Luca, in Dizionario della pittura e dei pittori, II, Torino, Einaudi, 1990; Maria Giovanna Sarti, Giordano Luca, in Dizionario Biografico degli Italiani, 55, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 2000.

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