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Titolo dell'opera:

Bucintoro nella festa dell'Ascensione (Il) (1734)

Autore:

Antonio Visentini

(Venezia 1688 - Venezia 1782)

Dimensioni:

parte incisa mm. 251 x 422, lastra mm. 272 x 427

Tecnica:

Acquaforte

Stile:

Barocco

Note:

Marg. inf.: Bucentaurus et Nundinae Venetae in die Ascensionis

b. dx.: XIV

I° stato di 5

Bibliografia

John G. Links, Views of Venice by Canaletto engraved  by Visentini, Dover, New York, 1971; W. G. Constable, John G. Links, Canaletto. Giovanni Antonio Canal 1697-1768, Oxford, III ed. 1989; Da Carlevarijs ai Tiepolo. Incisori veneti e friulani del Settecento, cat. della mostra Gorizia/Venezia,  a cura di Dario Succi, Venezia, Albrizzi editore,  1983;  Dario Succi, Venezia nella felicità illuminata delle acqueforti di Antonio Visentini. Con il catalogo ragionato delle incisioni Urbis Venetiarum prospectus celebriores, introd. di Giandomenico Romanelli, Treviso, Vianello, 1984 (nuova ediz. 1995); André Corboz, Canaletto - Una Venezia immaginaria, Milano, Electa, 1985; Canaletto & Visentini, cat. della mostra Gorizia/Venezia, a cura di Dario Succi, Padova, Bertoncello-Tedeschi, 1986; Il Canal Grande nelle vedute del Prospectus Magni Canalis Venetiarum, a cura di E. Concina, Milano, Il Polifilo, 1988; I rami di Visentini per le vedute di Venezia del Canaletto, cat. della mostra Museo Correr Venezia, a cura di Giulio Lari, Bergamo, Bolis, 1990; Dario Succi, La Serenissima nello specchio di rame. Splendore di una civiltà figurativa del Settecento, Castelfranco Veneto, Cecchetto Prior Alto Antiquariato, 2013; Franco Monteforte, Canaletto e Visentini. L'immagine europea di Venezia nel Settecento, con una nota di Cesare De Seta, Banca Popolare di Sondrio, 2014. 

Bucintoro nella festa dell'Ascensione (Il) (1734)

 

Sul Bacino di S. Marco, davanti al Palazzo Ducale e all’ingresso della grande piazza della Basilica, gondole e barche si affollano attorno al Bucintoro, la sontuosa galea dei dogi veneziani, che fa ritorno al molo di San Marco nel giorno dell’Ascensione, dopo che il doge al porto di S. Nicolò al Lido ha celebrato il tradizionale sposalizio di Venezia col mare gettando in acqua l’anello nuziale benedetto dal patriarca di Venezia.

Sulla riva notiamo a sinistra il cinquecentesco edificio della Libreria (oggi Biblioteca Marciana) di Jacopo Sansovino e Vincenzo Scamozzi, dietro cui si erge l’alto campanile di San Marco. Al centro della riva le due alte colonne, una con la statua di S. Teodoro, primo protettore della città, l’altra col Leone di San Marco, che introducono alla Piazzetta, sulla quale prospetta con la sua facciata in ombra il Palazzo Ducale. Sullo sfondo la grande Basilica e la Torre dell’orologio.

Il corrispondente dipinto del Canaletto, oggi alla Royal Collection di Windsor Castle, è uno dei più felici da lui realizzati sullo stesso soggetto, per il perfetto equilibrio cromatico tra il primo piano e le architetture che fanno ad esso da scenografica quinta, in cui il Bucintoro emerge col suo lungo rivestimento rosso porpora e la grande bandiera che sventola al di sopra di esso. Nel bianco e nero dell’incisione è invece il disegno della grande galea che sigla al centro sulla destra l’intera composizione.

Il Bucintoro qui raffigurato è quello realizzato nel 1729 da Michele Stefano Conti, il più sontuoso di tutta la storia veneziana, sopravvissuto fino al 1798, quando i francesi, dopo l’occupazione della Serenissima, ne decretarono la demolizione asportandone le parti in oro. Oggi i suoi resti sopravvivono in parte al Museo Civico Correr, in parte all’Arsenale, dove il Bucintoro, dopo la festa, spogliato dagli addobbi, veniva conservato all’asciutto. Il nome, com’è noto, deriva dal veneziano Burzino d’oro, borcio d’oro, e non dal mitico Bucentaurus, una creatura umana col corpo bovino, come voleva una leggenda medievale. Sulla prua del Bucintoro era rappresentata una polena simboleggiante Venezia in forma di giustizia. La solenne parata del Bucintoro, nel giorno dell’Ascensione, chiudeva il ciclo delle “Nundinae venetae”, i nove giorni di feste e mercato cui accenna Visentini nel titolo della sua acquaforte.

Come la precedente anche questa incisione, che chiude l’edizione Pasquali del 1735, divenuta poi la prima serie del “Prospectus” del 1742, è tra le due ultime realizzate nel 1734 prima della pubblicazione della prima edizione del 1735 di sole 16 tavole, divenute poi la prima serie delle prospettive nell’edizione definitiva del 1742.