Fra i movimenti che negli anni Trenta reagiscono al permanente classicismo dell’arte italiana, un posto rilevante occupa certamente il movimento del chiarismo lombardo che, a differenza degli artisti di Corrente non guarda tanto alle avanguardie europee, ma elabora una sua propria espressività stilistica, basata sull’uso di colori chiari e su una soffusa luminosità ottenuta dipingendo su una base ancora umida di bianco che dà alla composizione un tono di generale leggerezza. Di questa tendenza, tipicamente lombarda, Del Bon, De Rocchi, Spilimbergo e Lilloni sono stati i maggiori esponenti. A coniare il termine chiarismo fu Leonardo Borgese nel ’35, in occasione di una mostra del gruppo, ma a riprenderlo e a farne una categoria stilistica fu Guido Piovene nel 1939. Nei due paesaggi di Spilimbergo qui presentati, Nevicata a Chiavenna e Lago di Novate Mezzola, la poetica chiarista si rivela fin dalla scelta del tema, quello della nevicata, mentre nel paesaggio chiavennasco di Umberto Lilloni è piuttosto il fondo soffice e leggero dello scenario naturale e la soffusa luminosità dell’insieme ciò che maggiormente attira la nostra attenzione. Ma in entrambi gli artisti i contorni delle cose tendono a sfumare e i diversi elementi del paesaggio naturale a fondersi tra loro in un unicum atmosferico di delicata poeticità.