Nel
1825 l’ing. Carlo Donegani portava a termine la costruzione della strada dello
Stelvio dal Tirolo a Bormio come via di collegamento diretto, attraverso la Valtellina e il lago, tra
Vienna e Milano. L’opera, un capolavoro dell’ingegneria ottocentesca (49 Km.,
82 tornanti, 10 grandi ponti, 7 gallerie
perforanti o in muratura, decine di gallerie in legno paravalanghe) , era stata
fortemente voluta (e finanziata) dall’imperatore austriaco Francesco I per
motivi essenzialmente militari, dopo che nel 1815 il Congresso di Vienna aveva
definitivamente annesso la Valtellina al Lombardo-Veneto. Ma alle armate
austriache la strada non servì mai. Troppo facile sabotarla e rimanervi
imbottigliati. Servì, invece, ad avviare lo sviluppo turistico del bormiese,
divenendo presto una nuova via tra l’Europa e l’Italia. Se ne accorse subito un
pittore di Zurigo, Johann Jakob Meyer, un acquarellista che fin dal 1815 si era
dedicato al paesaggio della Svizzera meridionale, fra Ticino e Lombardia.
Allievo,
in gioventù, del grande pittore romantico svizzero-inglese Heinrich Füssli, da
cui aveva appreso il gusto del sublime, e poi di Gabriel Lory senior, da cui aveva
mutuato la passione per il paesaggio alpino e il viaggio pittoresco, Meyer
apparteneva a una generazione erede dell’Illuminismo che aveva imparato a
coniugare ragione e sentimento, passione per la natura e ammirazione per la
scienza e l’artificio e che vedeva, perciò, nelle comode strade che allora si
aprivano nell’arco alpino il presupposto stesso del godimento estetico del paesaggio
naturale d’alta quota.
Era la
stessa cultura di quel pubblico colto europeo, per il quale erano pensate le
sue stampe, fatto di aristocratici e alto borghesi sempre alla ricerca di nuove
emozioni che, dopo le guerre napoleoniche, nell’Europa pacificata della
Restaurazione, era tornato a muoversi e a viaggiare, rinnovando, sulle orme del
Viaggio in Italia di Goethe, i fasti
del Grand Tour settecentesco.
Meyer
percorre la nuova strada dello Stelvio, col suo taccuino di disegni in mano,
nell’estate del 1829, quando era stato completato il suo prolungamento lungo la
Valtellina e il lago. La strada era allora la più alta e spettacolare di tutto
l’arco alpino. Dagli 850 metri di Spondigna, in Alto Adige, essa saliva,
infatti, ai 2757 metri del Passo dello Stelvio, aprendo ad ogni tornante uno
scenario grandioso, sempre nuovo e diverso, di vette alpine e di ghiacciai che
arrivava a lambire, fin quasi a sfiorare il cielo, prima di scendere, sul
versante italiano, per l’impervia e paurosa valle del Braulio, e di giungere,
attraverso i principali centri della Valtellina, alle dolci sponde del lago e
alle sue incantevoli insenature, che Meyer percorre fino a Lecco e a Como.
Nascevano
così, nel 1831, le 36 vedute del Mahlerische Reise auf der neuen Kunst-Strasse aus dem Etschthal in Tyrol über das
Stilfser-Joch durch das Veltlin längs dem Comersee nach Mayland (Viaggio
pittoresco sulla nuova strada dalla valle dell’Adige in Tirolo attraverso il
Passo dello Stelvio e la Valtellina, lungo il lago di Como fino a Milano), con
cui iniziava la scoperta romantica dello Stelvio, come nuova via
all’incantesimo del lago.
Meyer organizza il suo Viaggio pittoresco come una grande partitura visiva in grado di far
risuonare, a contatto con la natura alpina, tutte le corde dell’anima romantica
dal sublime, all’arcadico, all’elegiaco, grazie alla strada che coi suoi tourniquets, le sue gallerie in pietra o
scavate nella viva roccia, i suoi sistemi paravalanghe e i numerosi punti di
sosta e di riparo, consente di contemplare comodamente, a piedi o in carrozza,
luoghi un tempo inaccessibili all’uomo, di sfiorare la sommità del cielo,
entrare nelle viscere della montagna, percorrere in tutta la sua lunghezza una
valle alpina, aggirarsi fra le sue storiche rovine e godersi dalle rive tutta
la struggente bellezza del lago e delle sue innumerevoli insenature,
trasformando il viaggio in un’entusiasmante altalena di emozioni.
Per incidere all’acquatinta i suoi disegni egli si avvalse
di tre diversi incisori, Rudolf Bodmer (1804-1841), il nipote, cui si devono
tutte le acquatinte dei due versanti dello Stelvio e della Valtellina, oltre
che qualcuna del lago, l’amico Franz Hegi (1774-1850), uno dei maggiori
incisori zurighesi, che si incaricò di realizzare quasi tutte le acquetinte del
lago e Lucas Weber (1811-1860 ca.), cui si deve la squisita incisione di
Lierna.
Dell’album
furono pubblicate nel 1831, dallo stesso Meyer, due edizioni, una col
frontespizio in tedesco, l’altra con lo stesso frontespizio in francese, che
era nell’Ottocento la lingua dell’aristocrazia europea. In entrambe le edizioni,
le incisioni sono corredate da una doppia didascalia in tedesco e in francese e
arricchite da una dettagliata carta stradale dell’itinerario seguito da Meyer,
dovuta all’amico pittore e cartografo zurighese Heinrich Keller (1778-1862).
Nelle
collezioni della Bps è presente l’album originale completo del Meyer col frontespizio inciso in tedesco, le 36 incisioni all’acquaforte e all’acquatinta
a due colori in bianco e nero, e la cartina stradale del Keller.
Un
secondo album rilegato, sempre col frontespizio in tedesco e le incisioni a due
colori, è pure presente nelle collezioni della Bps, ma incompleto e composto
solo delle prime 19 incisioni, quelle
limitate al tratto tra il Tirolo e la Valtellina fino a Morbegno.
Meyer
realizzò anche edizioni più costose dell’album, con le incisioni acquerellate a
colori, oppure elaborate in azzurro e
seppia, vendendo anche separatamente i singoli fogli, cosa che, dopo di lui,
faranno gli antiquari quasi sempre smembrando e ritagliando le incisioni dagli
album originari.
Nelle collezioni
della Bps sono largamente presenti anche
un gran numero di tali stampe sciolte, soprattutto nella versione (quasi
completa) in azzurro e seppia, ma anche in bianco e nero e a colori.
Nella mostra sono riportati alcuni esempi di
tali versioni in azzurro e a colori che consentono di valutare
comparativamente le diverse sfumature e
i differenti effetti che si generano nelle tre versioni, pur nella comune
radice acquarellistica prodotta dalla
tecnica dell’acquatinta.