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Mostra - Illustrare i Promessi Sposi

 

Illustrare i Promessi Sposi

I Promessi Sposi sono il romanzo più illustrato di tutta la storia della letteratura italiana, più della Divina commedia di dante e del decameron del Boccaccio. La storia dell’illustrazione de i Promessi Sposi  inizia subito dopo l’uscita a Milano della prima edizione del romanzo nel ’27 (la cosiddetta “ventisettana”), presso l’editore Vincenzo Ferrario, quando, grazie anche al rapido esaurirsi nel giro di due mesi dell’edizione milanese, cominciano in quello stesso 1827 a pullulare un po’ ovunque in Italia - a Firenze (Batelli e Comp.), a Torino (G. Pomba), a Napoli ( Tramater),  a Livorno (G. P. Pozzolini), a Piacenza (Del Majno) - ma anche all’estero - a Lugano (Veladini e Comp.), a Parigi (Baudry) – le edizioni “abusive”, spesso illustrate, del romanzo.   Se ne conteranno ben 79 di queste edizioni più o meno pirata, prima dell’uscita nel 1840 dell’edizione definitiva del romanzo (la cosiddetta “quarantana”) presso l’editore Guglielmini e Redaelli a Milano, con le 450 illustrazioni di Francesco Gonin volute e attentamente pilotate dallo stesso Manzoni. Ma la rapida popolarità dei Promessi Sposi già al loro primo apparire, non genera solo edizioni abusive illustrate del romanzo, ma anche la diffusione di illustrazioni non destinate al corredo del romanzo, ma che vogliono essere esse stesse il romanzo illustrato, il romanzo per immagini. Artisti, incisori e disegnatori avvertono,  insomma, il forte stimolo a tradurre in immagini visive la nitida forza descrittiva della prosa manzoniana, mentre gli editori, dall’altro lato, sfruttano subito il successo commerciale e la popolarità del romanzo, immettendo sul mercato incisioni e serie litografiche illustrate delle scene più celebri del romanzo. E’ il caso delle 12 litografie di Gallo Gallina, pubblicate fra il 1827 e il 1830 a Milano da Ricordi e destinate al pubblico dei collezionisti o delle 20 litografie di Bartolomeo Pinelli pubblicate tra il 1830 e il 1832 a Roma dalla Litografia delle Belle Arti e indirizzate al pubblico della capitale dell’allora Stato pontificio e a quello dei numerosi turisti dell’Urbe. Le due serie documentano l’opposta lettura che viene data del romanzo a Milano e a Roma. Mentre, infatti, le litografie di Gallo Gallina sono una fedele ricostruzione del costume e dell’ambiente storico milanese e lombardo che fa da sfondo al romanzo di Alessandro Manzoni, Pinelli traveste i luoghi e i personaggi manzoniani di caratteri tutti romaneschi, tradendo, per alcuni, lo spirito del romanzo, ma favorendone, per altri, la penetrazione nella capitale pontificia dove il romanzo fu all’inizio proibito e rischiò di essere messo all’Indice. Entrambi questi due autori sono presenti nelle collezioni della Bps , Gallo Gallina con una sola litografia, una delle più famose peraltro, quella di Renzo che balza sul carro dei monatti, inseguito dalla folla al grido di “Dagli all’untore!” mentre di Bartolomeo Pinelli esponiamo le 16 litografie della collezione della Bps che danno un’ampia idea della sua famosa serie.    Nel caso di Pinelli e di Gallo Gallina ci troviamo però di fronte a due artisti colti e raffinati, che si muovono tra tardo barocco, neoclassicismo e moderno spirito romantico e le cui illustrazioni erano pensate in ogni caso per un pubblico colto, mentre nel caso delle quattro acquetinte qui esposte di Domenico Landini, siamo di fronte a illustrazioni di qualità artistica e carattere decisamente più popolareggiante, che costituiscono, tuttavia, un documento della capillare penetrazione del romanzo negli strati sociali più popolari del pubblico lombardo fin dal suo apparire. Si tratta, infatti, in tutti questi casi, di illustrazioni riferite alla prima edizione del romanzo, quella del 1827. Ma la storia illustrativa dei Promessi Sposi conoscerà una ben più ampia ripresa dopo la pubblicazione dell’edizione definitiva del 1840, quando protagonisti non saranno più incisori e disegnatori, ma alcuni fra i maggiori pittori della storia dell’arte italiana, soprattutto a partire dal primo Novecento, quando cominceranno a confrontarsi col testo manzoniano artisti come Gaetano Previati, Giacomo Mantegazza, e quindi Giorgio De Chirico, Aligi Sassu, Renato Guttuso, Giorgio Scarpati. Uno dei punti di arrivo di questa interpretazione novecentesca dei Promessi Sposi, ben diversa da quella ottocentesca, è il ciclo manzoniano di Nino Lupica, l’artista siciliano ma lecchese d’adozione, che con i suoi acquarelli, i suoi disegni e le sue serigrafie ci ha dato non delle semplici illustrazioni, ma, come è stato detto, delle vere e proprie “riflessioni figurative” sui Promessi Sposi. E’ con le dieci opere manzoniane di Lupica che si chiude il percorso di questa mostra.