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Mostra - Illustrare i Promessi Sposi

Sala 2 - L’illustrazione colta e l’illustrazione popolare: Gallo Gallina e Domenico Landini

 

 La litografia qui esposta di Gallo Gallina e le quattro incisioni di Domenico Landini rappresentano i due poli opposti lungo cui si colloca l’illustrazione dei Promessi Sposi nel primo Ottocento, subito dopo l’apparizione nel 1827 della prima edizione del romanzo. Da un lato Gallo Gallina è l’artista di raffinata cultura che cerca di tradurre visivamente, per un pubblico di intenditori, non solo la forza della scrittura manzoniana, ma anche l’esatta ricostruzione storica dei costumi e degli ambienti della Lombardia del Seicento; dall’altra una serie di acquetinte di ingenuo disegno, destinate a un pubblico molto popolare. La litografia di Gallo gallina qui presentata fa parte della serie delle 12 litografie stampate fra il 1827 e il 1830 a Milano dall’editore Ricordi, in concorrenza con quelle coeve di Roberto Focosi pubblicate dall’editore Vassalli. Le litografie del Gallo Gallina ebbero un immediato e largo successo di pubblico e di critica e furono anche stampate in versione a colori e presentate a Brera nel 1830 in esemplari acquerellati. Esse sono tuttora considerate come la più accurata e fedele trasposizione illustrativa del romanzo manzoniano prima dell’edizione definitiva del 1840, illustrata com’è noto dalle 450 illustrazioni di Francesco Gonin che in non pochi casi si ispirò proprio alle litografie di Gallo Gallina col consenso dello stesso Manzoni. Domenico Landini, invece, aveva inciso fra il 1830 e il 1831, su disegno del pittore cremonese Antonio Bottazzi , una serie di acquatinte con Scene dai “Promessi Sposi”,  pubblicate a Cremona dall’editore Luigi De Micheli. Anche queste incisioni non erano state eseguite per illustrare un’edizione del romanzom ma piuttosto per divulgarne la trama. Come le litografie del Gallo Gallina, anche le acqueforti del Landini dovettero avere un buon successo, se le troviamo riprodotte anche in rare edizioni, come questa, poco conosciuta, pubblicata a Milano con  la sola firma dell’incisore e l’ampia descrizione didascalica, non presente nell’edizione cremonese, che fa un sunto della parte del romanzo cui l’immagine si riferisce, segno chiarissimo della sua destinazione a un pubblico popolare interessato più alla trama che alla lettura del romanzo.