Introduzione
L’Ottocento
è nell’arte un secolo cerniera. Da un lato giungono a maturazione, fino all’esaurimento, temi importanti della pittura tradizionale,
come la grande pittura di storia, ad esempio. Dall’altro si affermano definitivamente nuovi generi
artistici un tempo considerati minori, come la pittura di paesaggio, che
pongono le premesse della rivoluzione artistica novecentesca in cui l’asse
della rappresentazione si sposta dalla realtà esterna alla percezione
dell’artista che deve rappresentarla, vale a dire al suo sentimento, alla sua
personale visione e, perciò stesso, alla sua interiorità.
Il
romanticismo è il grande catalizzatore culturale di questa trasformazione con
la sua scoperta del popolo, della nazione, del paesaggio e del mito della
sovranità dell’artista, cioè dell’assoluta preminenza della sua soggettività.
La mostra
virtuale qui presentata vuole appunto ripercorrere alcuni momenti essenziali di
questa trasformazione attraverso l’opera di artisti certamente minori nel
panorama del secolo, ma non per questo meno significativi e meritevoli di
essere conosciuti.
Proprio in
essi, infatti, appare evidente come le tendenze artistiche fondamentali del
secolo abbiano permeato di sé in profondità non soltanto l’opera dei maestri
più celebrati, ma tutta la sensibilità artistica del tempo e come la grande
trasformazione indotta dal romanticismo sia avvenuta in coincidenza con
l’irrompere sulla scena sociale di una nuova entità, il popolo.
Nella
pittura di storia il popolo diventa nazione, come mostra la pittura
risorgimentale italiana di cui il grande bozzetto di Sebastiano De
Albertis, Carica di carabinieri nella battaglia di Pastrengo, è esempio eloquente.
Nella
pittura di paesaggio, invece, montanari, contadini, pastori e pescatori, coi
loro costumi, diventano elemento essenziale del pittoresco. La pittura di
paesaggio, in particolare, porta da un lato alla scoperta artistica di nuovi
scenari come le Alpi, connessi non solo al pittoresco, ma soprattutto,
all’orrido, al sublime, al sentimento dell’infinito e della potenza della
natura di cui l’uomo si sente parte.
Temi che, se
esaltano al massimo il sentimento dell’artista, si legano anche, attraverso
l’incisione e la grafica, al nascente turismo, come mostrano le incisioni dei
coniugi Lose e quelle di Johann Jakob Meyer.
Ma mentre
questo sentimento della natura, ancora alla fine del secolo, assume nel
paesaggio inglese un delicato tono intimista - si veda qui il caso di
Boddington -, nella pittura italiana, e
lombarda in particolare, il predominante realismo paesaggistico, lo sforzo cioè
di dare del paesaggio una rappresentazione più vera possibile, si trasforma
lentamente, e si rovescia infine, nel suo esatto contrario, perché l’artista,
nel tentativo di rappresentare fedelmente la natura così com’è, scopre che ciò
che rappresenta è in realtà il suo modo di vederla, vale a dire il suo sentimento
soggettivo. Ed è da questo rovesciamento che prenderà il via in Francia la
rivoluzione dell’impressionismo e in Italia il primo divisionismo che ha le sue
premesse nella pittura scapigliata di cui l’ultimo Poma è nella pittura
lombarda di paesaggio, l’estremo epilogo.
La mostra intende appunto seguire nelle quattro sale in cui
è organizzata questa intima dialettica della pittura romantica dell’Ottocento,
entro cui si enuclea l’arte moderna.