Negli ultimi decenni dell’Ottocento, la vecchia sensibilità romantica
del primo Ottocento vira gradualmente verso un sempre più marcato bisogno di
realismo, che dal verismo sociale trapassa nella pittura di paesaggio,
diventando pittura dal vero, realismo paesistico, in cui il massimo di realtà
coincide col massimo di intensità artistica e sentimentale. In questo contesto
un posto di rilievo acquista il realismo paesistico lombardo di fine Ottocento,
in cui l’istanza verista si combina spesso con la tendenza scapigliata a una
pittura di atmosfera e di luce.
Achille Befani Formis, l’artista napoletano ma lombardo di elezione,
è, con Ranzoni, Filippo Carcano, Eugenio Gignous, Uberto Dell’Orto e Mosè
Bianchi, uno degli esponenti più rappresentativi di questa tendenza. Questo suo grande paesaggio alpino di soggetto pastorale, Ritorno al piano, presentato nel 1880
all’Esposizione Nazionale di Torino,
impressionò a suo tempo favorevolmente la critica, ed è ancor oggi
considerato uno dei suoi maggiori capolavori.
I tre paesaggi di Silvio Poma
appartengono, invece, alla fase più matura di questo artista noto nella seconda
metà dell’Ottocento per i suoi animati e distensivi paesaggi lacustri ispirati
a un nitido verismo, ma che qui si apre all’influenza della pittura
scapigliata, alla ricerca di luminosi effetti atmosferici che ne esaltano il
vivace cromatismo.