I
17 dipinti di Paolo Punzo presentati in questa mostra, appartengono tutti alla collezione
d’arte della Banca Popolare di Sondrio e costituiscono nel complesso un nucleo
sufficientemente rappresentativo delle diverse fasi dell’attività artistica del
pittore bergamasco.
Punzo
è ancora oggi conosciuto come “il pittore della montagna”, sia perché alla montagna
è dedicata la parte più consistente della sua opera, sia perché fu il CAI, il
Club Alpino Italiano, cui Punzo rimase legato tutta la vita, a sancire
ufficialmente quell’immagine organizzando nel 1935 le sue prime due grandi
mostre a Sondrio e a Milano. Il suo paesaggismo epico e celebrativo della vetta
e dei ghiacci apparve, infatti, allora come l’espressione visiva della mistica
fascista e mussoliniana della montagna, di cui il CAI si fece strumento, e
dell’alpinismo come lotta “con la vetta e con l’alpe”, trionfo della forza e
della volontà sulla natura grandiosa e ostile.
Ma
non fu il CAI, tuttavia, a decretarne il successo, quanto l’onesto realismo della
rappresentazione, privo in verità di ogni misticismo superomistico, che
determinerà la popolarità dei suoi dipinti di montagna presso il largo pubblico
ben oltre il fascismo, negli anni Cinquanta e Sessanta, quando i suoi dipinti
andranno a ruba non solo fra gli appassionati di montagna, ma fra la piccola e
media borghesia cittadina, milanese e lombarda che, come ha scritto Letizia
Scherini, ricreava così “tra le pareti domestiche l’emozione degli orizzonti
delle proprie vacanze estive e invernali, finte finestre appese alla parete, spalancate su panorami di
montagne dai ben noti profili”.
All’inizio
degli anni Cinquanta, tuttavia, c’è una svolta nella pittura di Punzo. La
montagna non ne è più il soggetto pressoché unico, ma si fanno strada nuovi
interessi: la natura morta, il paesaggio urbano, i paesaggi marini.
È
una svolta in stretta relazione con la sua biografia. Ora l’artista vive,
infatti, a Milano, torna sempre più
spesso a Bergamo nei luoghi della propria infanzia, soggiorna a Merano dove
vive il fratello Carlo, passa qualche mese dell’anno in Liguria e prende sempre
più gusto ai viaggi: Africa, Turchia, America Latina.
Nasce
così “l’altro Punzo”, come è stato definito, un Punzo di melanconica poesia di
fronte alla primavera che fiorisce sulla costa della Liguria, un inedito Punzo
chiarista in una delle due vedute di Bergamo alta (Prato della fara e complesso di S. Agostino a Bergamo alta), un
Punzo che maneggia il colore con vivacità fauve
nelle vedute di Merano, che sfiora quasi l’esplosione cromatica informale in
alcune composizioni floreali ( Fiori,
1964) e raggiunge in altre vette di suprema eleganza e raffinata delicatezza
poetica (Stelo con fiori gialli).
Un
Punzo certo meno conosciuto e, talvolta, meno apprezzato, ma forse, infine, più
vero.