
In questa seconda rassegna virtuale del
previsto ciclo su “Ritrovamenti, completamenti e nuove acquisizioni nelle collezioni
d’arte della Bps”, di cui nel 2017 è stata presentata la prima parte, il
capitolo di maggior interesse è costituito indubbiamente dalle quattro
xilografie di Orfeo Tamburi (1910 - 1994) e non solo perché appartengono al
periodo meno conosciuto degli esordi dell’artista a Roma, fra il 1929 e il
1931, ma, soprattutto, perché sono del tutto inedite, portando quindi nuova
luce sugli inizi di una carriera artistica fra le più singolari e interessanti
del Novecento italiano. Tamburi, infatti, appartiene a quella ristretta cerchia
di artisti italiani che nel Novecento ha proseguito e rinnovato la grande
tradizione ottocentesca des Italiens de Paris. Nella capitale francese, dove
giunge per la prima volta nel 1935, l’artista di Jesi si lega presto di
amicizia a pittori, scrittori e critici d’arte, come Blaise Cendras, Vlaminck,
Zadkine o George Waldemar, che insieme ai molti letterati e intellettuali
italiani ai cui libri collabora con le sue illustrazioni, ne decreteranno la
fama e il successo.
Orfeo Tamburi è anche uno dei 14 pittori
chiamati nel 1960 dall’architetto Annibale Caccia Dominioni ad arredare con la realizzazione
di paesaggi valtellinesi, la storica sede centrale della Bps da lui appena
restaurata. In quell’occasione Tamburi realizzò un dipinto, Vigneti a Desco che è fra le cose più
notevoli di quello straordinario capitolo del mecenatismo artistico della Bps,
già ampiamente presentato in una delle prime mostre virtuali, Il paesaggio valtellinese
nella grande pittura italiana del Novecento.
Ora le quattro xilografie qui presentate,
frutto della donazione di uno dei soci di Roma della banca, Riccardo Maggioli,
vengono a costituire insieme a Vigneti a
Desco, un piccolo capitolo dell’opera di tamburi nella collezione della
Bps.
La seconda sala della mostra è dedicata a
tre artisti valtellinesi ben conosciuti da quanti seguono il nostro sito, Livio
Benetti, Felice Cattaneo e Angelo Vaninetti, ripetutamente presenti con le lor opere
in parecchie delle nostre precedenti mostre virtuali.
Di essi vengono qui presentati tre nuovi
paesaggi da poco ritrovati che incrementano il numero già cospicuo di loro
opere presenti nelle collezioni della Bps.
Un altro artista recentemente portato alla
luce dal sistematico censimento del patrimonio artistico della Banca è Donatello
Punzo. Il cognome è già, per se stesso, rilevante, perché si tratta dell’unico
figlio di Paolo Punzo, il popolare artista della montagna le cui opere abbiamo
presentato l’anno scorso nell’apposita mostra virtuale.
Infine Robert Weir Allan, un prolifico
artista scozzese, epigono del paesaggismo ottocentesco inglese, di cui la Bps
conserva nella sua collezione questa unica opera, un gradevole Paesaggio fluviale scozzese, da cui
traspare tutta l’atmosfera e il tipico
gusto della classica tradizione paesistica anglosassone.