Le due icone ottocentesche presentate in questa sala si rifanno al modello bizantino della Madre di Dio di Kazan’, caratterizzato dalla figura di Gesù bambino in abiti sacerdotali, in piedi accanto alla Vergine, nell’atto di benedire. La Madre di Dio di Kazan’ è una delle icone più antiche e venerate da cattolici e ortodossi. La tavola bizantina originaria fu portata, all’inizio del XIII secolo, da Costantinopoli e collocata in un monastero della città di Kazan’, a 800 chilometri da Mosca, da dove sarebbe sparita già nella prima metà del Duecento, forse nel corso di una delle frequenti incursioni dei Tartari che nel 1380 conquistarono la Rus’ di Kiev. L’icona, stando a quanto narra una cronaca del metropolita di Kazan’, Erogen, sarebbe stata miracolosamente ritrovata più di tre secoli dopo, nel 1579, da una bambina, Matrjona, sotto le rovine della sua casa distrutta da un incendio, su indicazione della Vergine stessa. Il suo ritrovamento coincise con la liberazione della Rus’ dai Tartari che fu subito attribuita alla icona miracolosa della Madre di Dio di Kazan’. Da allora il suo culto si diffuse rapidamente, favorito dagli stessi zar che ne fecero l’emblema della liberazione della Russia dai polacchi nel 1612, dagli svedesi nel ‘700 e dai francesi di Napoleone nel 1812. Nel 1721, quando si proclamò imperatore di Russia, lo zar Pietro il Grande, ne commissionò una copia per la cattedrale della nuova capitale, San Pietroburgo. All’inizio del ‘900 esistevano in Russia tre copie consacrate della Madre di Dio di Kazan, insieme tutte distrutte o trafugate, insieme all’originale, nel corso delle due rivoluzioni russe, quella del 1905 e quella del 1917. Una delle icone sparite - forse la copia fatta eseguire da Pietro il Grande nel 1721 -riapparve sul mercato intorno al 1920. Acquistata nel 1970, dopo vari passaggi di mano, dall’associazione cattolico-tradizionalista americana Blu Army (Esercito azzurro) e conservata a Fatima, fu infine donata, nel 1993, a Giovanni Paolo II che nel 2004, per favorire la ripresa del dialogo con la chiesa ortodossa russa, ne decise la donazione al patriarca di Mosca Alessio II. L’icona fece così ritorno a Kazan’ con una cerimonia cui parteciparono cattolici, ortodossi e lo stesso presidente musulmano della regione di Kazan’a maggioranza islamica, divenendo simbolo del nuovo dialogo ecumenico tra le religioni.