Come abbiamo già avuto modo di notare nella prima Sala di questa mostra virtuale, lo sguardo fisso e frontale del Cristo Salvatore nella piccola icona in cui è rappresentata anche la Madre, penetra salvifico nell’animo di chi osserva e ha un significato estetico e teologico molto diverso dallo sguardo del Salvator Mundi di Daniele Crespi, rivolto al cielo verso cui Cristo si fa mediatore della salvezza dell’uomo. La grande incisione di Rembrandt sulla Deposizione, col suo potente chiaro- scuro, ci dà a sua volta un’idea della profonda diversità tra l’arte occidentale, dove la luce svela dall’esterno le cose, e l’arte dell’icona, dove invece la luce, per effetto del fondo oro, crea le cose, è cioè interna ad esse. Ma c’è un’altra differenza fondamentale tra la tradizione artistica dell’icona e l’arte occidentale c’è un’altra differenza fondamentale che l’incisione di Rembrandt mette bene in rilievo, quella tra il carattere meramente contemplativo dell’icona e il carattere narrativo dell’arte occidentale, intimamente connesso con il suo carattere plastico e realistico della sua tradizione. Questo stesso carattere emerge anche nella rappresentazione dell’episodio evangelico del Cireneo nel dipinto dell’Ignoto pittore del Settecento dove lo sguardo reclinato di Cristo, non ha nulla di soprannaturale e divino, ama è quello umano del Christus patiens, del Cristo vero uomo tutto compreso della sua missione salvifica dell’umanità attraverso la totale esperienza del dolore e della sofferenza umana.