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Mostra - Vista Lago - Am See. Gli acquerelli di Vittore Ceretti

 

Vista Lago - Am See. Gli acquerelli di Vittore Ceretti

“Quanti quadri, quante leggende, quante poesie non può ispirare un laghetto alpino […].  È là in quelle conche malinconiche, che la natura si può ammirare in tutta la sua bellezza. Là da un momento all’altro si assiste al suo sorriso e alla sua collera! Là il sole sembra illuminare ogni cosa con tinte più calde, là il tuono rimbomba con violenza maggiore, il lucore del lampo riflesso dalle acque splende di una luce particolare! Allora quelle superfici tranquille, terse come cristalli, si fanno nere, del colore delle nubi temporalesche, e sembrano sollevarsi come per baciare quegli ammassi di nebbie, che portati dalle folate di vento, passano incalzandosi, succedendosi senza posa, attraverso la conca in cui si adagia il lago […]. E’ lassù sulle rive di quei laghi ch’io vorrei recarmi a vivere per molto tempo, solo con quella malinconica natura, spettatore della sua  pace e delle sue lotte.”Queste parole scritte su un giornale valtellinese di fine Ottocento da un naturalista, Bruno Galli-Valerio, professore all’università di Losanna, sono forse il miglior commento a questi 17 acquarelli di Vittore Ceretti qui riuniti sotto il titolo Vista Lago - Am See, che è la scritta con cui pensioni e alberghi che si affacciano sul lago cercano solitamente di attirare la clientela nordica e tedesca. Perché il lago, e il lago alpino in particolare, dove l’acqua rispecchia il cielo e la terra, e il cuore sembra battere all’unisono con l’anima stessa della natura, è stato il luogo per eccellenza della sensibilità romantica tedesca che vi ha impresso il proprio indelebile suggello.Di questa sensibilità, declinata con una delicatezza tutta lombarda, si nutrono appunto gli acquerelli di Vittore Ceretti.Vittore Ceretti, nato nel1924 a Masera, nei pressi di Domodossola e morto nel 2013 a Milano, è stato un’importante esponente dell’ingegneria civile italiana che ha lasciato la propria impronta non solo nell’edilizia residenziale del capoluogo lombardo, ma in molti edifici in Svizzera, in Brasile, in Francia e in Giappone.Appassionato di caccia e di escursionismo in montagna, ha cominciato fin dagli anni Quaranta a fissare ad acquerello, da semplice autodidatta, le sue impressioni di paesaggio alpino. Da allora ha sempre continuato a sviluppare una costante attenzione alla storia e all’ambiente delle Alpi centrali, dall’Ossola, all’Engadina, alla Valtellina, al Trentino, illustrando coi suoi acquerelli valli, laghi, antiche chiese e remoti angoli di montagna, con quel suo stile di una leggerezza quasi giapponese e quella sua visione ampia, panoramica, sempre attenta a rifondere il suo soggetto nel tutto della natura circostante. Dove c’è uno specchio d’acqua tra i monti, lì Ceretti sente l’urgenza di fissare sulla carta le sue impressioni, di cui appunta quasi sempre la stagione accanto all’anno, per fissarne l’atmosfera.Ceretti non cerca i laghi più conosciuti, ma spesso quelli più piccoli e sperduti, come il lago di Piano a Porlezza, il lago di Emet in Valchiavenna, il lago Palù in Valmalenco, il Lago di Alpisella in val di Livigno. E delle sponde più celebri del lago di Como, non cerca effetti descrittivi, da cartolina, ma ci offre una sintesi visiva in cui acqua, terra, case e cielo si fondono atmosfericamente nell’unità della sensazione che ne registra e ne regola, senza bruschi contrasti, i trapassi cromatici. Il sentimento dell’artista non erompe, ma affiora con pudore e infinita delicatezza, come si conviene all’ispirazione sottilmente malinconica di questi acquarelli, così vicini alla tradizione paesistica del chiarismo lombardo. Come nei paesaggi chiaristi, Ceretti non ama la visione ravvicinata, ma privilegia la visione d’insieme in cui lo sguardo si allunga fino ad incontrare la quinta delle montagne e degli ammassi nuvolosi, o perdersi all’orizzonte nel cielo, quando il sole al tramonto colora di indefinita suggestione tutte le cose, prima di congedarsi da esse. Lecco diventa, allora, due minuscoli campanili sospesi nella linea sottile che divide l’acqua dal cielo; la punta di Vezio si proietta nella distesa arancione del lago; Corenno sembra appena uscita dall’acqua in cui si rispecchia, mentre i laghetti d’alta quota sono facile preda del cangiante colore del cielo o delle montagne che vi riflettono la propria maestà.