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Mostra - Il volto e la figura (1) - Dal Quattrocento all'Ottocento

Sala 3 - Il Settecento

 

Il doppio ritratto dell’acquaforte di Antonio Visentini con cui si apre questa sala, costituisce l’antiporta del suo celebre album con le vedute di Venezia tratte dai dipinti di Canaletto. Raffigurando se stesso a sinistra e il pittore preso a modello a destra, l’artista veneziano dichiara la doppia paternità della sua opera. L’autoritratto è forse uno dei segni più clamorosi della rivoluzione intervenuta a partire dal Cinquecento nell’arte moderna. In esso non c’è più solo l’ostentata affermazione di sé come individuo, ma l’orgogliosa autocoscienza del proprio valore d’artista.Nel ritratto di ragazza, di incerta attribuzione al Ceruti, la figura dell’individuo si carica di un significato sociale denunciato dal volto e dall’abito. Non solo l’aristocratico, il borghese, il ricco mercante o l’artista affermano se stessi come individui, ma anche l’anonima e oscura ragazza del popolo, la persona comune, il povero, attraverso la rappresentazione artistica, accedono alla dignità individuale. E persone comuni, volti di popolani sono quelli del san Pietro del ticinese Giuseppe Antonio petrini e quello di sant’Antonio nel dipinto di ignoto pittore del Settecento, che mostrano ancora una volta, come la rivoluzione dell’arte moderna trovi un suo parallelo svolgimento nei soggetti religiosi. E una matura Sintesi di religiosità e mondanità possiamo considerare lo squisito ritratto di suora anch’esso di ignoto artista settecentesco, in cui nel volto trionfa l’avvenuta secolarizzazione dell’individualità religiosa.