Il tema floreale ha una lunga tradizione nella storia dell’arte. Basti pensare alla pittura e al mosaico romani, dove ha un’eminente funzione decorativa, o all’arte sacra medievale, dove assume invece una più alta valenza simbolico-religiosa. Ma quello dei fiori diventa un vero e proprio genere a sé nell’arte moderna sia per il ruolo centrale che ha in essa il colore, di cui i fiori sono la massima espressione naturale, sia per le infinite sfumature di sentimento e i molteplici significati che in ogni fase, dalla fioritura all’appassimento, i fiori, con la loro forma e il loro cromatismo, riescono ad esprimere come metafora della stessa vita umana. Non è il caso di ricordare qui le cascate floreali di Segantini, le ninfee e i giardini di Monet, i girasoli di van Gogh, le sognanti composizioni di fiori di Chagall o gli alberi di Mondrian, per rimarcare il persistente fascino di questa magica “corrispondenza d’amorosi sensi” che, attraverso i fiori, l’arte instaura con la natura e l’irresistibile richiamo che essa esercita su ogni artista, piccolo o grande, del nostro tempo. Ed è, appunto, la magia sempre nuova di questo ininterrotto dialogo con la natura che intende riproporre la mostra qui presentata che raccoglie 16 opere di artisti della collezione della Bps in cui il tema floreale assume una sorprendente originalità e forza espressiva. Si tratti, infatti, della rude delicatezza con cui i Rododendri di Livio Benetti si aprono la via fra le fenditure della roccia, o della vellutata e morbida opalescenza delle Rose e della Serenella di Jole Merizzi Turchetti, del vorticoso e roteante dinamismo delle Rose di sasso di Angiola Tremonti o della silente, notturna, fossile vita della Rabdophjlia longobardica di Giancarlo Vitali, sempre i fiori offrono all’artista la grammatica di un linguaggio in grado di accordare natura e sentimento. Sorprende nella mostra la modernità stilistica dei fiori di un pittore delle alte vette come Paolo Punzo, come, per altro verso, il rigoglio primitivo e un po’ ingenuo dei fiori di campo del figlio Donatello Punzo. Ma è nel carnoso, angosciante vigore del verde granturco valtellinese di Morlotti, nello spasimo di vita che si coglie nell’esuberanza dei girasoli morenti di Vaninetti e nello squillante blu dei giaggioli di Valter Vedrini che sembrano danzare nell’aria con grazia tutta orientale, che la mostra tocca il suo vertice.