Sono ricorrenti nella pittura di Valenti le figure di animali feriti o imprigionati tra rifiuti e rottami di lamiere, congegni meccanici, bulloni, ecc. C’è qualcosa di onirico in queste rappresentazioni, simili a un brutto sogno, incubi da cui l’artista tenta di liberarsi raffigurandoli sulla tela, ma che tornano a riproporsi inesorabili. Difficile non vedere in questi animali vittime di un caotico e assurdo universo meccanico, l’immagine dell’autore stesso che nell’espressionistica disintegrazione cromatico delle figure raffigura la disintegrazione dell’Io prodotta dalla moderna civiltà della fabbrica.