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Mostra - La montagna e il paesaggio alpino nelle collezioni d’arte della Bps

Sala 2 - La verità della natura

 

L’esigenza di una pittura “dal vero”, al di fuori di ogni accademismo, ha segnato tutte le correnti dell’arte figurativa europea del secondo Ottocento, portando alla definitiva consacrazione del paesaggio come genere pittorico a sé. È in questa tendenza che si iscrive la stagione del naturalismo lombardo di fine Ottocento, in cui l’esigenza di verità della rappresentazione paesistica, che si avvale spesso del moderno mezzo fotografico, raggiunge il suo apice influenzando il paesaggismo lombardo, anche ben oltre il suo esaurirsi, fino ai primi decenni del Novecento, quando la verità realistica del paesaggio rappresentato si risolve via via, col divisionismo, nella verità soggettiva della sua percezione cromatica da parte dell’artista. In questo vero e proprio capovolgimento del punto di vista artistico resta fermo, tuttavia, il bisogno di una riscoperta della verità della natura che trova nell’ambiente alpino e nella primitiva semplicità della vita montanara il suo soggetto pittorico elettivo. Le opere esposte in questa sala documentano appunto questo particolare capitolo dell’arte paesistica lombarda. Se infatti la grande tela di Achille Befani Formis, Ritorno al piano, fra le più ammirate all’Esposizione Nazionale di Torino del 1880, rappresenta uno dei vertici della stagione del naturalismo lombardo di fine Ottocento, le tre tele di Silvio Poma, testimoniano il momento in cui il verismo paesistico lombardo, attraverso il recupero dei modi sfrangiati della pittura scapigliata, si innesta nella rivoluzione artistica novecentesca che riduce il motivo pittorico a un gioco puramente cromatico, mentre nelle due opere di Emilio Sommariva, risalenti agli anni ’30 del ‘900, la rivoluzione artistica del colore appare ormai proiettata verso esiti divisionistici se non, come nel caso del Lago Pirola, addirittura postimpressionistici.