Immagine La Galleria d'Arte
immagine del logo di popsoarte

MENÚ

Mostra - Storie dell’Antico e del Nuovo Testamento. La Bibbia nelle collezioni d’arte della Bps

Sala 4 - La passione di Cristo

 

La passione è il momento culminante dei Vangeli, quello in cui Cristo compie la sua missione salvifica del genere umano, la Redenzione.Le cinque opere di questa sala sono disposte seguendo l’ordine progressivo degli eventi narrati nei quattro Vangeli.Nel dipinto di Lucas Van Schoor, l’artista fiammingo, rifacendosi al racconto della passione nel Vangelo di Giovanni, rappresenta il momento in cui Pilato, dopo la flagellazione, presenta ancora una volta Cristo, “Ecce Homo”, al giudizio del popolo che risponde col suo “crucifige” (Giovanni 19, 5-7), come si vede anche dal gruppo in secondo piano sulla piazza che innalza una croce. Malgrado il suo carattere piacevolmente narrativo, il dipinto, risalente alla fine del Cinquecento, conserva ancora tutta la forza espressiva del dramma sacro che si consuma davanti ai nostri occhi.  Nel secondo dipinto, dovuto a un ignoto pittore del sei-Settecento, Gesù, durante la salita al Calvario, cede sotto il peso della Croce caricata per un tratto sulle spalle di un uomo di Cirene, il Cireneo, come narra Luca (23, 26). In questo caso è la fiacchezza rappresentativa e la sostanziale inespressività dei gesti e dei volti dei protagonisti - Gesù, il Cireneo e la soldataglia - a togliere ogni drammaticità al dipinto.Seguono due assoluti capolavori, il Crocefisso novecentesco di Francesco Somaini e l’incisione di Rembrandt con la Deposizione dalla Croce.Somaini non narra, rappresenta. Sostituisce il simbolo (la Croce) al racconto (la crocifissione). Ma non è da questo che deriva l’aura religiosa e l’intensità drammatica che sprigiona il suo Crocefisso, quanto dal fatto che è la materia stessa, il metallo, con le sue contorsioni e le sue slabbrature che, incorporando in sé l’idea della sofferenza, si fa essa stessa immagine evocativa della passione e della crocifissione in modo più efficace di qualunque realistica narrazione.Anche la grande acquaforte di Rembrandt, nel suo apparente realismo, non ha un solo particolare che non sia esso stesso un simbolo teologico. Il misero corpo afflosciato di Cristo ci dice tutta l’umanità della sua morte, mentre il possente fascio di luce che, piovendo dal cielo, investe la scena ne dice allo stesso tempo il carattere divino e la missione redentiva, che mette in ombra e dissolve tutto il resto al di fuori della figura di Giuseppe d’Arimatea che è parte del disegno salvifico di Dio e, come tale rientra nel fascio di luce.Somaini dal simbolo arriva alla realtà, Rembrandt risolve, al contrario, la realtà nel simbolo. In entrambi i casi è il senso religioso del dramma della passione che ne viene potentemente esaltato.L’ultima opera è uno squisito dipinto di Daniele Crepi, anch’esso un capolavoro, in cui un giovane Cristo benedicente di “bellezza adolescenziale”, come è stato scritto, con gli occhi rivolti al cielo e la mano sinistra sul globo terrestre sormontato dalla Croce, si fa immagine della propria missione redentrice di Salvator Mundi, come si intitola appunto il dipinto.