Nella Valtellina degli anni Sessanta e Settanta, dove il rapido diffondersi della moderna economia industriale e dei servizi cominciava a cancellare i segni del mondo contadino-montanaro tradizionale, Vaninetti non si rassegna alla sua scomparsa e tenta di sottrarre quel mondo alla consunzione del tempo fissandolo per sempre sulla tela e dandogli una nuova vita nella sua pittura. Non c’è nostalgia in questa pittura, perché quel mondo Vaninetti lo sente ancora vivo e in esso si compenetra. Non c’è l’uomo nelle sue tele, perché le cose sono esse stesse profondamente umane: sono “personaggi”, notò a suo tempo Alberto Giacometti vedendo questi dipinti, “persone antiche che vivono ancora”.
Vaninetti sente, in effetti, morandianamente la poesia del semplice e dell'antico. Le sue ciotole, i suoi candelieri, le sue porte ostinatamente chiuse, le sue finestre, i suoi muri condensano straordinariamente in sé l’essenza umana della loro vita e del mondo di cui sono muti testimoni e mere sopravvivenze.
La sua attenzione quasi religiosa per gli oggetti umili del passato non è perciò un De profundis, ma un modo per affermarne la vita al di là della morte, come mostra del resto la gamma stessa dei suoi colori sempre chiari e brillanti. Anche nei suoi fiori e nei suoi girasoli si avverte questo palpitante fremito di vita.
In questo senso tutta la sua pittura supera l’orizzonte stesso delle cose e dei luoghi che rappresenta per attingere un significato più profondo e universale.
"Egli - ha scritto Wolfgang Hildesheimer - non dipinge paesaggi, gruppi di montagne, o villaggi, perché sa che la visione ampia, il panorama vasto ed esauriente, comunica solo una esperienza visiva e quindi superficiale, mentre il particolare, colla sua carica rappresentativa, spalanca su una dimensione più profonda. Nel riprodurre un muro, un angolo o una finestra egli riesce a creare l'immagine d'un silenzio misterioso, un microcosmo di malinconia. Con un solo candeliere o una sola bacinella bianca, non circondata d'altro che d'una magica solitudine, fa risplendere e risaltare l'elemento essenziale di tutto uno spazio."
Pittore d'istinto, Vaninetti costruisce le sue opere con una certa rustica raffinatezza di linea e di impasto cromatico in cui si esprime una primitiva e montanara vis pittorica che è in controtendenza rispetto al cosmopolitismo dell'arte contemporanea, ma che proprio per questo appare priva di storia, ossessivamente dominata da un’interna coazione a ripetere e quindi incurante di ricerca e di evoluzione formale.