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Piero Guccione

(Scicli, Ragusa 1935 - )

Biografia

Nato a Scicli, in provincia di Ragusa il 5 maggio 1935, Piero Guccione è oggi uno degli artisti italiani viventi più importanti e internazionalmente conosciuti.

La sua formazione artistica, iniziata alla Scuola d’arte di Comiso, si è completata prima all’Istituto d’arte di Catania e quindi all’Accademia di Belle Arti di Roma, dove si è trasferito nel ’54, avvicinandosi subito al gruppo dei pittori neorealisti di tendenza informale - Attardi, Vespignani, Astrologo - con cui negli anni Sessanta condividerà la maturazione della propria ricerca artistica e formale. Fra il 1958 e il ’59 partecipa quindi, con l’équipe archeologica di Fabrizio Mori, alla missione paleoetnologica nel Sahara libico per la rilevazione delle antiche pitture rupestri ricavandone una serie di lavori che nel ’61 presenta alla Columbia University di New York su invito dell’American Federation of Art.

Impostosi all’attenzione della critica all’inizio degli anni Sessanta, Guccione ha fatto parte, dal ’62 al ’64, del gruppo “il pro e il contro” con Attardi, Ferroni, Gianquinto e Vespignani, diventando in seguito assistente di Renato Guttuso alla cattedra di pittura dell’Accademia di Belle Arti di Roma.

Il suo ritorno in Sicilia, a Scicli, suo paese natale - prima saltuario, a partire dal ’68, quindi definitivo nel ’79, quando ottiene la cattedra di pittura all’Accademia di Belle Arti di Catania - ha coinciso con un intenso approfondimento della propria poetica e del proprio lavoro artistico, di cui i grandi cicli a pastello Elogio dell’ombra (1974), Vita e morte dell’ibiscus (1979), Viaggio intorno a Caspar Friedrich (1981), Carrubo: immagini e riflessioni intorno a un albero che muore (1981), Dopo il vento d’occidente (1985) e Geometria e malinconia delle pietre (1985), insieme agli straordinari paesaggi marini a olio e a pastello, rappresentano i punti più alti.

La monografia a lui dedicata nel 1989 da Enzo Siciliano e Susan Sontag, insieme alla vasta antologica di dipinti dal ’57 al 1989 curata nello stesso anno da Marco Goldin a Conegliano Veneto e alla mostra organizzata da Maurizio Calvesi nel 2001 a Palermo, hanno permesso in questi anni di delinearne con sufficiente chiarezza il complesso itinerario artistico.

La pittura di Guccione si impone per il suo silenzioso lirismo e per la sorprendente modernità della sua rivisitazione dei temi tradizionali della natura e del paesaggio in cui l’artista siciliano non mira a fissare una sensazione, ma a cogliere l’essere delle cose e il cuore stesso dell’esistenza nella sua ineludibile dimensione cosmica, come hanno messo in rilievo tutti i suoi ammiratori a partire da Giovanni Testori e Leonardo Sciascia. Quest’ultimo in particolare - e sulla sua scorta anche lo scrittore francese Dominique Fernandez - ne ha sottolineato la platitude, la piattezza, come elemento formale costitutivo in cui si esprime non solo l’essenza della sua pittura, ma anche l’anima siciliana profonda dell’artista, la sua sicilitudine, quell’atteggiamento contemplativo che nell’infinito ripetersi della realtà, coglie il volto immutabile ed eterno delle cose, la loro indistruttibile permanenza. Ma la platitude conferisce, nello stesso tempo, alle sue opere una essenzialità lineare, un minimalismo formale, che rende modernissimo il suo innato lirismo, carico di echi romantici, che ne fa una sorta di novecentesco Caspar Friedrich, l’artista romantico tedesco cui Guccione ha dedicato uno straordinario di ciclo di pastelli.

Nel pastello, infatti - che Guccione ha per qualche tempo preferito all’olio - questa poetica figurativa della platitude sembra trovare il suo più congeniale strumento espressivo. Come ha scritto Roberto Tassi nell’introduzione al ciclo di pastelli di Guccione Elogio dell’ombra, “ il pastello assorbe luce, e non la riflette, in qualche modo, la interiorizza; possiede una specie di porosità che rende più densa la forma, sottilmente la sfuma, la fa più precaria, più libera, […] la àncora a un volo, così che essa diventa vera e sognante, deposta e lieve; e l’immagine sembra trovare finitezza nel non finito“.

In questa pittura resta sempre vivo il bisogno e il desiderio di un continuo confronto con la tradizione dell’arte occidentale più affine, con Michelangelo, con Luca Signorelli, con Bacon, con Friedrich, ecc. Un bisogno da cui scaturiscono i suoi numerosi D’après che, come ha notato Susan Sontag, vanno sempre ben al di là del semplice omaggio, per diventare un vero e proprio dialogo.

Il definitivo ritorno dell’artista nel ’79 a Scicli, dove oggi vive in una casa fra Sampieri e Cava d’Aliga, ha rappresentato anche uno straordinario stimolo per l’ambiente artistico e culturale locale, di cui Guccione ha risvegliato col proprio lavoro sopite energie, diventandone presto punto essenziale di riferimento. Intorno a lui, alla sua compagna, la pittrice francese Sonia Alvarez, e a Franco Sarnari, l’artista romano che a Scicli si era stabilito fin dagli anni Sessanta, è così maturata una cerchia d’artisti, il cosiddetto “Gruppo di Scicli” che, in aperta contraddizione con la tradizionale aspirazione alla fuga e al lavoro in città, ha fatto del proprio consapevole rapporto con la terra periferica in cui ha scelto di lavorare, la ragione stessa e il contenuto del proprio lavoro.

Bibliografia

Duilio Morosini, Guccione, Cat. della mostra, Galleria Elmo, Roma, 1960; Antonello Trombadori, Prefigurazione e memoria nel lirismo di Piero Guccione, catalogo della mostra, Galleria La Nuova Pesa, Roma, 1962; Enzo Siciliano, Guccione, cat. della mostra, Palazzo dei Diamanti, Ferrara, 1971; Luigi Carluccio, Testimonianza per Guccione, Cat. della mostra, Galleria Il Gabbiano, Roma, 1971; Piero Guccione, Omaggio a Friedrich, cartella di litografie, presentazione di Guido Giuffré, Edizioni Carte Segrete, Roma, 1981; Piero Guccione, Immagini e riflessioni intorno a un albero che muore, cat. della mostra, Movimento culturale Vitaliano Brancati, Scicli, 1981; Roberto Tassi, Guccione, Elogio dell’ombra, Edizioni Bambaia, Busto Arsizio, 1981; Guido Giuffrè, Piero Guccione. Le linee del mare e della terra, Edizioni Carte segrete, Roma, 1981; Dominique Fernandez, Piero Guccione, cat. della mostra, Galleria Claude Bernard, Parigi, 1983; Giovanni Carandente, Piero Guccione. Viaggio intorno a Caspar David Friedrich, Cat. della mostra, Galleria Il Gabbiano, Roma, marzo 1984; Susan Sontag, Piero Guccione. Sicily, cat. della mostra, Galleria Il Gabbiano, Roma 1985; Susan Sontag, Piero Guccione. Dopo il vento d’Occidente, cat. della mostra di Milano, Palazzo Dugnani, Milano, 1986; Jean Clair, Piero Guccione, cat. della mostra, Galleria Claude Bernard, Parigi, 1988; Enzo Siciliano - Susan Sontag, Guccione, Fabbri, Torino 1989; Marco Goldin (a cura di), Piero Guccione. Opere 1957-1989, cat. della mostra di Conegliano, Galleria Comunale d’Arte moderna, Palazzo Sarcinelli, Electa, Milano, 1989, con testi di Jean Clair, Guido Giuffrè, Marco Goldin e Leonardo Sciascia; Marco Goldin (a cura di), Guccione. Pastelli 1974-1996, cat. della mostra di Stra, Electa, Milano, 1997, con scritti di Marco Goldin, Paolo Nifosì, Fabrizio D’Amico, Flavio Caroli, Marco Vallora, Guido Giuffré; Marco Goldin (a cura di), Il Gruppo di Scicli, cat della mostra di Conegliano, Palazzo Sarcinelli, Linea d’ombra Libri, Conegliano, 2001; Paolo Nifosì (a cura di), Il Gruppo di Scicli, cat. della mostra di Catania, Galleria d’Arte Moderna Le Ciminiere, Silvana editoriale, Milano, 2004; Francesco Di Rosolini ( a cura di), Terre di Sicilia. Emozioni e colori di un’isola nelle opere di Piero Guccione, cat. della mostra di Rimini, Rimini Meeting, 2005; Maurizio Sciaccaluga (a cura di), Arte italiana, 1968-2007. Pittura, cat. della mostra di Milano, Palazzo Reale, Skira, Milano, 2007; Vittorio Sgarbi (a cura di), Piero Guccione. Opere 1963-2008, Cat. della mostra di Milano, Palazzo Reale, Skira, Milano, 2008; Carla Michelli (a cura di), Piero Guccione, cat. della mostra di Roma, Galleria Nazionale d’arte moderna, Il Cigno GG, Roma, 2008.

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