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Vittoria Ligari

(Milano 1713 - Sondrio 1783)

Artista valtellinese

Biografia

Figlia di Pietro Ligari, “fu applicata da suo padre alla Pittura e alla Musica”, scrive l’abate Francesco Saverio Quadrio, che dei Ligari fu amico di famiglia, nelle sue Dissertazioni critico-storiche. Ma se il padre ne fu l’unico maestro in pittura, alla musica Vittoria Ligari fu avviata da Giovanni Zappello, che fra il 1721 e il 1722 le insegnò a suonare la spinetta e nel 1730, diede a lei e al fratello Cesare lezioni di violino. Vittoria Ligari suonava anche l’organo, studiato con P.P. de Capitanio, organista della Collegiata di Sondrio, e il suo talento, “nel canto è veramente maraviglioso” dice sempre il Quadrio.

Non si conosce molto della sua vita. Sempre dal Quadrio sappiamo che era molto bella - come conferma anche il ritratto che ne fece il padre che diede il suo volto ad alcune Madonne e all’Allegoria della Musica nella tela da soffitto di Palazzo Salis a Coira - ma scelse di rimanere celibe “avendo più partiti rifiutati nel pensiero di volersi piuttosto monacare”. Che avesse più volte meditato di farsi monaca, pare confermato anche da diversi cenni e indizi che si ritrovano nelle lettere e nelle carte sue e di suo fratello Cesare. Alla fine, tuttavia, la passione per l’arte dovette probabilmente prevalere e Vittoria, oltre alla musica, si dedicò completamente alla pittura all’ombra del padre, di cui divenne allieva e stretta collaboratrice, eseguendo talora copie dei suoi quadri.

Anche delle sue opere - di cui ci danno notizia le fonti e lo stesso libro di famiglia, il cosiddetto Mastro N, redatto da suo padre e in seguito dal fratello e da lei stessa - se ne conoscono poche.

Fra quelle più rilevanti, la Madonnina della Collezione Fanchi di Roma, la Pala d’altare del 1756 per la Chiesa di Ganda, commissionatale dal cugino P. Angelo Mottalini, curato di Lanzada, e le due tele Mosé salvato dalle acque e Mosé fanciullo spregiatore del Faraone, dipinte per Casa Odescalchi all’Olmo di Como e di cui parla il Quadrio.

Come nota Laura Meli Bassi nella monografia dedicata alla dinastia dei Ligari (I Ligari, una famiglia di artisti valtellinesi del Settecento, Sondrio, 1974), Vittoria si mantiene sempre rigorosamente fedele ai canoni estetici del padre e al suo stile di cui fu una diligente interprete, al punto da non distinguersene se non per un tratto “meno vigoroso e incisivo, talvolta alquanto lezioso”.

Malgrado fosse molto cagionevole di salute, Vittoria Ligari visse molto più a lungo del padre e del fratello Cesare, essendo morta a Sondrio a settant’anni, il 9 dicembre 1783.

Bibliografia

Francesco Saverio Quadrio, Dissertazioni critico-storiche intorno alla Rezia di qua dalle Alpi, oggi detta Valtellina, III, Bologna, Forni, 1970 (ristampa fotomeccanica dell’ed. del 1756); Laura Meli Bassi, I Ligari. Una famiglia di artisti valtellinesi del Settecento, Sondrio, Banca Piccolo Credito Valtellinese, 1974; Laura Meli Bassi, I Ligari (Pietro, Cesare, Vittoria), in Civiltà artistica in Valtellina e Valchiavenna. Il Settecento, (a cura di Simonetta Coppa), Bergamo, Bolis, 1994; Simonetta Coppa, Eugenia Bianchi (a cura di), I Ligari. Pittori del Settecento lombardo, catalogo della mostra di Milano in occasione del centenario di fondazione del Credito valtellinese (1908-2008), Skira-Credito Valtellinese, 2008; Paolo Vanoli, I Ligari. Atlante delle opere, Skira-Credito Valtellinese, 2008.

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