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Battista Malacrida da Musso

(Musso Seconda metà del XV secolo - Primo quindicennio del XVI secolo)

Biografia

Conosciuto per lungo tempo con il nome generico di Battista da Musso, l’artista lariano è stato oggi ormai definitivamente identificato con Battista Malacrida, dopo il ritrovamento nell’Archivio di Stato di Como, da parte di M. Mascetti, di un documento del 24 marzo 1477 che ne chiarisce la reale identità (M. Mascetti, Pittori lariani noti e ignoti in atti notarili tra Quattrocento e Cinquecento, in Communitas, Annali del centro Studi della Val Menaggio 1989-1993, Menaggio, 1993, p. 78).

Nato a Musso in Alto Lario a metà circa del Quattrocento, Battista Malacrida risulta già morto nel gennaio 1515 secondo un altro documento notarile - ritrovato dallo stesso Mascetti – riferito al figlio Gian Pietro che nel 1514 aveva sposato Lucrezia De Magistris, figlia di Giovanni Andrea De Magistris, l’altro importante artista lariano coevo del Malacrida.

Di Battista Malacrida sono noti due polittici affrescati, la Madonna con Bambino e Santi nella chiesa di S. Vito a Cremia, firmato e datato 1499, e la Madonna con il Bambino e santi Maria Maddalena, Maurizio, Bernardino e Gregorio Magno, nella Chiesa di S. Maurizio a Ponte in Valtellina, firmato e datato 1501. Sulla base di queste due opere sono stati attribuiti al Malacrida il Compianto su Cristo morto in Santa Maria delle Grazie a Gravedona, risalente agli ultimi anni del XV sec. (A. Rovetta, Pittura in Alto Lario e in Valtellina tra il 1480 e il 1520, in M. Gregori, Pittura in Alto Lario e in Valtellina dall’Alto Medioevo al Settecento, Milano 1995, pp. 19-28), Madonna con Bambino e S. Sebastiano, datata 1502, nella chiesa dei SS. Pietro e Paolo a Grazino (A. Rovetta, Origine e affermazione del Rinascimento in Alto Lario, in Rossi A. – Rovetta A, Pittura in Alto Lario tra Quattro e Cinquecento, Milano, 1988) e questo affresco strappato di proprietà della Banca Popolare di Sondrio, raffigurante la Madonna con Bambino e il martirio del Beato Simonino.

All’ambito del Malacrida, vengono anche riportati i tre affreschi della Madonna con bambino nella chiesa di S. Giuliano a Stazzona e quelli raffiguranti il Redentore tra gli Evangelisti, Apostoli, L’Annunciazione e S. Rocco, nell’abside della chiesa di S. Rocco a Germasino.

Da questo insieme di opere emerge, scrive Eugenia Bianchi (2000), “un artista di media levatura, formatosi sugli esempi di Foppa, di Bramante e soprattutto di Bergognone, sensibile alle inclinazioni ferraresi di Gottardo Scotti e del primo De Passeris e ricettivo nei confronti dei moduli antiquari riproposti dai Rodari”. Malgrado la ricchezza e la varietà di queste influenze, il suo resta tuttavia “un eclettismo povero”, come lo definisce il Rovetta, che nel complesso dà vita a una pittura di mediocre livello provinciale.

Bibliografia

Simonetta Coppa, I dipinti e le sculture, in G. Antonioli, G. Galletti, S. Coppa, La Chiesa di San Giorgio a Grosio, Sondrio, Bonazzi, 1985; Marco Rossi - Alessandro Rovetta, Pittura in Alto Lario tra Quattro e Cinquecento, Milano, Il Vaglio, 1988; Eugenia Bianchi, Battista Malacrida, in Mina Gregori (a cura di), Pittura in Alto Lario e in Valtellina dall’Alto Medioevo al Settecento, Milano Cariplo, 1995; Eugenia Bianchi, Battista Malacrida, in Civiltà artistica in Valtellina e Valchiavenna. Il Medioevo e il primo Cinquecento, a cura di Simonetta Coppa, Sondrio, Credito Valtellinese, 2000.

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