(Lecco 1910 - Milano 1992)
Ennio Morlotti è nato a Lecco, sul lago di Como, il 21 settembre 1921, terzo di cinque figli. Contabile in un oleificio e poi operaio in una fabbrica meccanica, nel 1936 abbandona il lavoro e con la liquidazione si paga vita e studi all’Accademia di Firenze, dove si diploma con una tesi su Giotto. Un breve soggiorno parigino nel ’37 lo porta a diretto contatto con l’opera di Cézanne e Picasso e nel ’40 entra nel gruppo milanese di Corrente aperto ai nuovi linguaggi del post-impressionismo francese. Nel ’45 firma con Treccani e Cassinari il Manifesto del nuovo realismo aderendo successivamente al Fronte Nuovo delle Arti. Nello stesso anno, grazie a una borsa di studio procuratagli da Lionello Venturi, può soggiornare ancora a Parigi dove conosce Picasso, Braque, De Staël, Sartre e Camus. Ma torna anzitempo in Italia dove nel ’50, dopo la rottura del Fronte Nuovo delle Arti, aderisce con Birolli e Cassinari al Gruppo degli Otto di Lionello Venturi, propugnatore di un indirizzo “astratto-concreto”.
Nascono così i grandi paesaggi informali degli anni Cinquanta presentati per la prima volta nel ’53 da Giovanni Testori a Milano e ispirati a un personalissimo naturalismo informale che si ricollega alla pittura di Pollock, de Koonig e de Staël.
Facendo propria la lezione di Monet e Cézanne di osservazione ossessiva e di dilatata decomposizione della natura, Morlotti supera definitivamente nel paesaggio ogni residuo ottocentesco della visione, abolisce la distanza e fa della natura una parete impenetrabile, chiusa davanti allo sguardo angosciato e impotente. La pittura stessa si fa natura e la densa matericità del colore diventa la sua carne rigogliosa e slabbrata, un fitto labirinto cromatico senza via d’uscita. Negli ultimi trent’anni, dopo la scoperta del paesaggio ticinese di Mendrisio e di quello ligure, appare nei paesaggi di Morlotti lo spiraglio del cielo e nasce la serie suggestiva delle Rocce e delle Bagnanti, dove, in forme diverse, ritorna il tema dell’angoscioso smarrirsi dello sguardo e dell’uomo davanti al muro del proprio destino.
Ennio Morlotti è morto a Milano nel 1992.
Giovanni Testori, Ennio Morlotti, Milano, Scheiwiller, 1957; Francesco Arcangeli, Ennio Morlotti, Milano, Ed. del Milione, 1962; Guido Ballo, La linea dell’arte italiana dal simbolismo alle opere moltiplicate, Roma ed. Mediterranee, 1964; Roberto Tassi, Morandi Morlotti, Milano, Galleria del Milione, 1970; Marco Valsecchi, Morlotti, Milano, Vangelista, 1972; Arturo Carlo Quintavalle, Morlotti, Milano, Fabbri, 1982; Mario De Micheli, Antonio Stellatelli (a cura di), Corrente: il movimento di arte e cultura di opposizione 1930-1945, catalogo della mostra, Milano Vangelista, 1985; Giorgio Di Genova, Storia dell’arte italiana del Novecento, III, Generazione Anni Dieci, Bologna, Bora, 1990; Franco Monteforte, Ennio Morlotti (1910), in Franco Monteforte (a cura di), Il paesaggio valtellinese dal Romanticismo all’Astrattismo, Milano, Mondadori, 1990; Laura Malvano, Morlotti Ennio, in Dizionario della pittura e dei pittori, III, Torino Einaudi, 1992; Giovanni Severo, Luisa Somaini (a cura di), Pittura a Milano 1945-1990, catalogo della mostra, Milano, Mazzotta, 1992; Sara Fontana, Morlotti Ennio, in La pittura in Italia. Il Novecento/2. Tomo II, Milano, Electa, 1993; Raffaele De Grada, Marina Pizziolo, Omaggio a Morlotti. Opere 1940-1990, catalogo della mostra, Busto Arsizio, 1994; Marco Goldin (a cura di), Morlotti. Opere 1926-1991, cat. della mostra di Conegliano Veneto, Milano, Electa, 1996; Ennio Morlotti, Questa mia dolcissima terra. Scritti 1943-1992, Firenze, Le Lettere, 1997; Marina Pizziolo (a cura di), Corrente e oltre. Opere dalla collezione Stellatelli 1930-1990, Milano, Charta, 1998; Gianfranco Bruno, Piergiovanni Castagnoli, Donatella Biasin, Ennio Morlotti. Catalogo ragionato dei dipinti, Milano, Skira, 2000; Sandro Parmigiani (a cura di), Morlotti Mandelli Moreni, cat. della mostra, Parma, Fondazione Magnani Rocca, Allemandi, 2010.