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Silvio Poma

(Trescore Balneario/Bergamo 1840 - Turate/Como 1932)

Biografia

Silvio Poma è uno dei protagonisti del paesaggismo verista lombardo del secondo Ottocento. Nato a Trescore Balneario, in provincia di Bergamo, l’8 gennaio 1840, a sei anni si trasferisce con la famiglia a Milano, seguendo il padre Lorenzo, commissario governativo dell’amministrazione austriaca, che nel ’38 aveva sposato in seconde nozze Caterina Polli. Dopo il diploma liceale, nel 1859 prende parte, insieme al fratello Giacomo, alla Seconda guerra di indipendenza nelle file dell’esercito piemontese, iniziando una carriera militare che, dopo l’Unità, lo porterà col grado di sottotenente in Meridione nella campagna contro il brigantaggio. Ammalatosi di malaria, viene distaccato a Brindisi e nelle isole Tremiti, dove comincia a disegnare a matita i primi paesaggi dal vero. Combatte ancora in Veneto nel 1866, nel corso della Terza guerra di indipendenza, come luogotenente nel quarantesimo reggimento, ma all’inizio del 1867 chiede un’aspettativa al termine della quale, nel 1869, decide di abbandonare l’esercito per dedicarsi alla pittura, seguendo una vocazione artistica a lungo maturata. Nel settembre di quell’anno presenta, infatti, all’Esposizione annuale di Brera due suoi dipinti a olio e comincia nello stesso tempo a seguire, da autodidatta, l’indirizzo artistico di Gianbattista Lelli, un maestro nel paesaggio verista, di cui l’editore Vallardi, amico fraterno del Poma, aveva appena pubblicato il Corso progressivo di paesaggio - Studi dal vero. Ed è su questo manuale del Lelli che, ipotizza Sergio Rebora, “deve essersi perfezionata la preparazione artistica di Silvio Poma piuttosto che in una frequentazione personale dell’atelier del pittore”, della quale, d’altronde, non ci sono testimonianze. Col Lelli, peraltro, negli anni seguenti, il Poma condividerà anche lo studio nella casa degli artisti in via San Primo, dove lavoravano anche Ribossi, Mantegazza, E. Fontana, G.B. Ferrari. Sebastiano De Albertis, il Trezzini e Gerolamo Induno col quale stringe presto amicizia subendone l’influenza e ricevendone, forse, anche qualche insegnamento. Sebbene deciso a dedicarsi al paesaggio dal vero, è tuttavia con un paesaggio storico-letterario, Macbeth incontra nel bosco di Dunscinane le streghe che gli predicono il trono (Da Shakespeare), l’unico di questo genere nella sua vasta produzione artistica, che Poma fa il suo vero esordio pubblico di pittore al premio della Fondazione Enrico Mylius a Brera, nel 1876. Inizia così, a 36 anni, una rapida e fortunata carriera espositiva che lo vedrà presente nel 1877 all’Esposizione Nazionale di Belle Arti a Napoli - dove i due dipinti presentati, Il Monte San Martino (Lago di Lecco) e Lecco e il Monte Barro, vengono acquistati rispettivamente da Vittorio Emanuele II e da un principe tedesco – e quindi nel 1878 all’Esposizione universale di Parigi e nel 1879 alla Mostra annuale di Brera - dove Umberto I acquista il suo Monte Feriolo (Lago Maggiore), - e alla Promotrice di Torino, dove la duchessa Elisabetta di Sassonia, madre della regina Margherita, acquista In Valmadrera.

Nel 1880, quando sposa Albertina Conti una bella ragazza di Parma di 17 anni più giovane, Poma è un’artista ormai affermato, assiduamente presente alle esposizioni annuali di Brera e della Permanente e con una sua spiccata identità stilistica. I suoi paesaggi lacustri, così piacevolmente distensivi e sempre animati da barche, da carrozze, da eleganti signore a passeggio col parasole, da contadine variopinte, da ragazzi col cappello di paglia o in canottiera, incontrano il gusto tradizionalista di un collezionismo privato piuttosto conservatore e di una ricca committenza aristocratica, fra cui spicca negli anni Ottanta quella del principe Andrea Doria e quella regale di casa Savoia che si protrarrà fino al 1903. Poma, del resto, si mantiene ossessivamente fedele ai suoi soggetti lacustri e ai moduli realisti del paesaggio dal vero anche quando, scomparsi uno dopo l’altro Giovan Battista Lelli nel 1887, Gerolamo Induno nel ’90 e il Trezzini nel 1904, maturano nell’ambiente artistico milanese i nuovi fermenti della pittura scapigliata e del divisionismo, che ne relegano progressivamente ai margini la personalità artistica e ne mettono in crisi l’indirizzo verista. Intorno al 1915 i contorni delle cose, nella sua pittura, si fanno così sempre più sfrangiati, il tocco della sua pennellata sempre più sintetico, la materia sempre più sfatta e ridotta all’effetto visivo di un gioco puramente cromatico. Con un ultimo guizzo creativo, l’anziano pittore realista cerca,insomma, di ricongiungersi all’esperienza degli Scapigliati, senza tagliare il cordone ombelicale che lo lega alla tradizione ottocentesca del paesaggio dal vero. E’ una produzione, la sua, che si va progressivamente assottigliando dopo il 1910, ma si intravede in essa un Poma nuovo e interessante, il Poma della crisi del paradigma realista, ancora oggi ingiustamente sottovalutato. Dopo la morte della moglie nel ’24, l’artista bergamasco uscirà gradatamente di scena fino a quando il 21 ottobre del 1832 si spegne nella Casa Veterani “Umberto I” di Turate, dove si era appena trasferito.

Bibliografia

A. de Gubernatis, Dizionario degli artisti italiani viventi. Pittori, scultori, architetti, Firenze 1906; R. Bassi Rathgeb, Paesisti bergamaschi dell'Ottocento, Bergamo 1944.; A.M. Comanducci, Dizionario illustrato dei pittori, disegnatori e incisori italiani moderni e contemporanei, Milano 1973, vol. IV, ad vocem; Giampaolo Daddi, Lecco '800. Il paesaggio lecchese nella pittura dell'Ottocento, Oggiono (Lecco), Cattaneo,1977; Fernando Rea (a cura di), La pittura bergamasca da Marco Gozzi a Silvio Poma, catalogo della mostra, Bergamo, Bolis, 1983. C. Pirovano, (a cura di), Lombardia il territorio l'ambiente il paesaggio, Milano 1984, vol. III, pp. 261, 270; Giovanna Ginex, Silvio Poma, in La Pittura in Italia. L’Ottocento, a cura di Enrico Castelnuovo, Milano, Electa, 1990, vol. II; Pietro Mosca, Fernando Rea, Bergamo nella storia dell’arte, Bergamo, Grafica e Arte, 1985; Fernando Noris, Fernando Rea (a cura di), Silvio Poma (1840-1932). L'opera di Silvio Poma nella pittura di paesaggio dell'800 lombardo, cat. della mostra, Bergamo, Bolis 1992 (con bibliografia e scritti di Rossana Bossaglia, Luigi Erba, Ercole Onagro, Fernando Rea e Sergio Rebora); Fernando Noris, Silvio Poma, in I Pittori Bergamaschi, Bergamo, Bolis, 1993; Pinacoteca di Brera. Dipinti dell'Ottocento e del Novecento. Collezioni dell'Accademia e della Pinacoteca, Milano, Electa,1993, vol. II, schede, a cura di Sergio Rebora; Sergio Rebora, La pittura di paesaggio: dalla veduta al naturalismo, in Paolo Biscottini, Rossana Bossaglia, Sergio Rebora (a cura di), Pittura lombarda del secondo Ottocento. Lo sguardo sulla realtà, cat. della mostra, Milano, Electa, 1994; Sergio Rebora, Fondazione Cassa di Risparmio delle Province Lombarde. Le collezioni d'arte. L'Ottocento, Cinisello Balsamo, 1999; Maria Angela Privitera, Sergio Rebora, Dall'Accademia all'Atelier. Pittori tra Brera e il Canton Ticino nell'Ottocento, cat. della mostra, Milano, 2000; Emanuele Pellegrini, Silvio Poma, in La pittura di paesaggio in Italia. L’Ottocento, a cura di Carlo Sisi, Milano, Electa, 2003.

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