(Milano 1912 - Ascona 1995)
Italo Valenti è nato a Milano il 29 aprile 1912 da agiata famiglia di commercianti. Dopo un’infanzia felice vissuta nella casa milanese della nonna che ne accendeva la fantasia con i suoi racconti di fiabe, a otto anni si trasferisce coi genitori a Vicenza, dove frequenta la scuola di Arti e Mestieri e comincia a lavorare presso un orefice, dipingendo contemporaneamente miniature. Ad avviarlo alla pittura all’inizio degli anni Trenta è un artista teosofo, Libero Augenti, che gli fa scoprire il valore simbolico dell’arte e il senso dell’ intima connessione di tutte le arti. Dopo una prima personale nel ’32 a Valdagno, si iscrive prima all’Accademia di Venezia e poi all’Accademia di Brera dove studia con Aldo Carpi. Comincia in quegli stessi anni a viaggiare in Belgio e a Parigi dove approfondisce la conoscenza di Cézanne e della pittura impressionista e post-impressionista europea. Al suo ritorno a Milano, entra in contatto nel ‘37 col gruppo di artisti, critici e letterati del movimento di Corrente, (Birolli, Cassinari, Fontana, Guttuso, Morlotti, Migneco, Sassu, Treccani, Raffaele De Grada, Luciano Anceschi, Vittorio Sereni, Beniamino Joppolo, Salvatore Quasimodo, ecc. ) che proprio alle moderne correnti della pittura europea e all’impegno civile e di critica sociale dell’arte espressionista in particolare, facevano riferimento per superare il persistente e retorico classicismo dell’arte italiana. Valenti partecipa intensamente all’attività del gruppo distinguendosi per il lirismo onirico e fantastico della sua pittura a carattere figurativo, tutta basata sulla forza espressiva e la luminosità del colore nella scia del cubismo prima e dei Fauves poi, con un indirizzo a ragione definito di "primitivismo fantastico" in cui si manifesta già quella tendenza alla essenzializzazione della figura che lo condurrà sempre più verso le forme astratte. Nel ’38, intanto, comincia il suo insegnamento alla Scuola libera di nudo a Brera, che fra il ’43 e il ’45, nel periodo della Repubblica di Salò, rifiuta però di continuare, per riprenderlo dopo la Liberazione, nel ’46, come assistente del suo vecchio maestro Aldo Carpi. A Brera insegnerà fino al ’52, quando si trasferisce definitivamente in Svizzera a Locarno, dove nel corso di un primo soggiorno nel ’50 aveva conosciuto, fra gli altri, la pittrice Anne de Montet , che diverrà sua moglie. Il trasferimento a Locarno, che lo porta a diretto contatto con gli artisti e gli scrittori del gruppo di Ascona (Remo Rossi, Jean Arp, Julius Bissier e Ben Nicholson), coincide con un profondo ripensamento dei suoi modi espressivi e della sua pittura che perde progressivamente quella dimensione narrativa che l’aveva fino a quel momento contraddistinta per concentrarsi sugli effetti di spazio-colore, con risultati, in una prima fase, di “astrazione lirica informale”, per usare la definizione di Acatos, e quindi di “depurazione e abbassamento del colorismo espressionistico verso gli ocra, gli azzurri, i grigi, i bianchi” (Carlo Carena). Non si perdono in questo processo i temi onirici e fantastici che gli sono propri, come quello delle maghe, né si perde quel candore fantasioso, fanciullesco e leggermente ironico della sua produzione precedente, che ritorna anzi con più vigore nella serie dei cerfs volant, dei teatrini, delle lune, dei parchi giochi, delle stazioni ferroviarie e, da ultimo, dei battelli. Ma tutto questo poetico mondo magico, venato di riferimenti letterari, viene ora rifuso in un contesto stilistico dove la composizione si frantuma in stilizzate forme geometriche triangolari, romboidali o trapezoidali, o in poche masse di acceso colore espressionistico che acquistano via via quella “leggerezza pensosa” di cui parlava Calvino nelle sue Lezioni americane, e si riducono, infine, al loro valore più primordiale e astrattamente enigmatico di simboli archetipici. La sua pittura di colpo si smagrisce in un ritmo cromatico sempre più puro, sospeso in uno spazio lirico di estrema pulizia in cui i blocchi compositivi tendono a ridursi a pochissimi elementi. Ridotte alla loro astratta e isolata forma geometrica, le cose galleggiano in un vuoto che ne accresce la forza simbolica. Nascono così i raffinati collages astratti della sua ultima produzione. In essi il misterioso, il fantastico, il fanciullesco, l’indeterminato e l’onirico, raggiungono quella densità simbolica e filosofica di archetipi umani che Valenti aveva fin dall’inizio cercato nella sua pittura.
Guido Piovene, Italo Valenti, a cura di Guido Bonfanti, Novara, Posizione, 1943; Raffaele De Grada, Il Movimento di Corrente, Milano, Il Milione, 1952; Marco Valsecchi, Gli artisti di Corrente, Comunità, Milano,1963; Guido Ballo, La linea dell'arte italiana dal simbolismo alle opere moltiplicate, Roma, Edizioni Mediterranee, 1964; M. Gasser, Italo Valenti, Milano, Scheiwiller, 1963; Guido Ballo, Valenti, cat. della mostra, Milano, 1974; S. Grandini, Le lune di Italo Valenti, Lugano, Topi, 1975; Vittorio Fagone, Enrico Crispolti, Corrente: cultura e società, Napoli, 1978; Italo Valenti, Piccoli collages, con una nota di H.S. Ede, Milano, Scheiwiller, 1980; Werner Schönenberger, Italo Valenti, Bellinzona, Banca dello Stato, 1984; Carlo Carena, Italo Valenti nel Ticino, in "Verbanus", 6, 1985, pp.81-99; Silvio Acatos, Italo Valenti, Lausanne-Paris, La Bibliothèque des Arts, 1987 (con ricca bibliografia analitica); Franco Monteforte, Il paesaggio valtellinese dal romanticismo all’astrattismo, Milano, Mondadori Arte, 1990; Elena Pontiggia (a cura di), Italo Valenti, cat. della mostra, Bellinzona, edizioni della Civica Galleria d’Arte Villa Cedri, 1991; Dante Isella, I silenzi di Valenti, in Elena Pontiggia (a cura di), Italo Valenti, op. cit. pp. 25-28; Virginia Baradel, Figure poetiche e forme concrete nei collages di Italo Valenti, in Italo Valenti, a cura di Virginia Baradel, cat. della mostra di Venezia, Fondazione Querini Stampalia, Milano, Electa, 1992, pp.11-14; Claudio Cerritelli, Italo Valenti, intorno alle fonti astratte, in Italo Valenti, a cura di Virginia Baradel, op.cit, pp. 15-17; Carlo Carena, La ricerca di Valenti, in Italo Valenti, a cura di Virginia Baradel, op.cit. pp.18-24; Anne Valenti, Stefano Pult, Carlo Carena, Italo Valenti. Catalogo ragionato dei dipinti e dei collages, Milano, Skira, 1998; Giuliano Menato (a cura di), Italo Valenti - Dall’esordio vicentino al confronto europeo, cat. della mostra di Vicenza, Basilica Palladiana, 2001; Luigi Cavadini (a cura di) Italo Valenti, cat. della mostra di Locarno, Casa Rusca, Edizioni della Pinacoteca Comunale, 2003; Italo Valenti. Carte, dipinti con testi di Anne De Montet, Carlo Carena, Domenico D'Oora, Guido piovene, cat. della mostra di Chiasso, Milano, 2008.