(Castelnuovo Bocca d\'Adda 1883 - Caspoggio 1959)
Artista valtellinese
Nato nel 1883 a Castelnuovo Bocca d'Adda, allora in provincia di Milano oggi in provincia di Lodi, Francesco Carini è stato allievo a Milano del pittore, decoratore e caricaturista Giuseppe Palanti (1881-1926), insegnante dal 1907 alla Reale Accademia di Belle Arti e dal 1923 alla Scuola di decorazione a Brera.
Frequentatore assiduo della Valmalenco durante le vacanze, si stabilisce infine a Caspoggio, riadattando una vecchia casa di sua proprietà di cui provvederà a disegnare e a realizzare personalmente anche l’arredo e la fontana del giardino.
Nel corso degli anni Quaranta tiene a Milano diverse personali, alla Galleria Balzani nel 1943, alla Galleria Internazionale nel 1949 e alla Galleria Gavioli sempre nel ’49.
Alcune sue opere sono oggi conservate alla Galleria d’Arte moderna di Milano e al Museo Valtellinese di Storia e Arte di Sondrio, ma, per la maggior parte, le sue opere sono disseminate in diverse collezioni private valtellinesi.
L’opera di Carini - ancora poco conosciuta e studiata malgrado l’indubbio rilievo che essa riveste per la pittura di paesaggio in ambito provinciale e regionale - costituisce un tentativo di sviluppo della tradizione del realismo naturalista lombardo della seconda metà dell’Ottocento che ha il suo capostipite in Filippo Carcano e i suoi più esponenti più noti in Leonardo Bazzaro, Eugenio Gignous, Francesco Gola, Enrico Filippini e Uberto Dell’Orto.
Di una tale tradizione Carini è nella prima metà del ‘900 in Valtellina un epigono robusto, quanto appartato e solitario. È la Valmalenco rurale, e soprattutto l’ambiente naturale e umano di Caspoggio, che emergono nei suoi quadri come soggetto paesistico d’elezione.
La sua opera di matrice piuttosto accademica e tradizionale nell’impianto compositivo a vaste campiture piatte di colore, all'inizio degli anni Cinquanta si apre improvvisamente a soprprendenti sviluppi in chiave moderna, grazie a una maggiore libertà compositiva e, soprattutto, a un cromatismo che mira a cogliere il dato naturale con una pennellata sempre più mossa e sfrangiata e con impasti densi e materici, particolarmente efficaci ed espressivi negli scorci rurali, che mostrano una costante attenzione agli sviluppi delle correnti artistiche d'avanguardia.
Paolo Giunio Guerrini, , in “Corriere della Valtellina”, 18 ottobre 1958; Paolo Giunio Guerrini, Mostra sindacale d’arte, in “Corriere della Valtellina”, 2 gennaio 1960; A. M. Comanducci, Dizionario illustrato dei pittori, disegnatori e incisori italiani moderni e contemporanei, II ed , Milano, 1962, vol. I; Letizia Scherini, Francesco Carini, in F. Monteforte (a cura di ), Il paesaggio valtellinese dal romanticismo all’astrattismo, cat. della mostra, Milano, Mondadori, 1990, p.162; Elisabetta Sem, Francesco Carini in La riscoperta di una Collezione, Sondrio, CCIAA, pp.72-73 e 160;Franco Monteforte, Tracce. Il paesaggio evocativo nell'arte valtellinese del secondo Novecento, Banca Popolare di Sondrio, 2018.