(Lodi 1883 - Milano 1956)
Emilio Sommariva è nato a Lodi nel 1883. Il suo nome, più che alla pittura, che coltivò sempre con la passione del grande dilettante, è legato alla storia della fotografia italiana e agli sviluppi dell’arte fotografica a Milano nella prima metà del Novecento. Il padre, Luigi, che avrebbe voluto dedicarsi alla pittura, per vivere era stato costretto a lavorare come fotografo dipendente e nel 1883, poco dopo la nascita del figlio, si era trasferito a Milano. Qui, fra il 1897 e il 1899, Emilio aveva seguito i corsi di Ornato all’Accademia di Brera con l’intenzione di avviarsi alla carriera artistica. Nel 1902 aveva finito però per aprire uno studio fotografico affermandosi presto come ritrattista, ma specializzandosi anche nella fotografia industriale, in quella architettonica e soprattutto in quella di dipinti e sculture dove mette la sua passione di pittore dilettante a servizio di un’interpretazione fotografica dell’opera d’arte di squisita e moderna sensibilità. Dipinti e sculture acquistano nella sue riproduzioni una qualità espressiva e una sfumatura poetica che ne fa presto uno dei fotografi più apprezzati e ricercati da artisti come Gaetano Previati e Adolfo Wildt, ma soprattutto dai futuristi come Umberto Boccioni, Aroldo Bonzagni, Carlo Carrà.
Non è, però, solo nella riproduzione fotografica di opere d’arte che si esprime questo suo singolare estro artistico. Nei ritratti, infatti, egli diventa presto il maestro di quella “fotografia pittorica” su fondali da lui appositamente ideati per ogni singola persona, che fra il 1920 e il 1937 ne fa il fotografo-ritrattista principe di artisti, di dive del cinema e di esponenti dell’aristocrazia e della grande borghesia milanese e lombarda che lo chiamano a fotografare anche gli interni delle loro case e i loro stabilimenti industriali in tutta la Lombardia. Sommariva diventa così l’occhio e l’interprete della Milano dei primi decenni del Novecento di cui fotografa anche le vedute urbane e le scene di vita sociale che, unite alle vedute paesistiche e a quelle architettoniche che egli va eseguendo sul territorio lombardo e nazionale, ne fanno uno dei più preziosi documentaristi dell’Italia degli anni Venti e degli anni Trenta.
Nella fotografia egli trasfonde totalmente il suo occhio pittorico d’artista entro la natura e le possibilità espressive del mezzo tecnico, il che ne costituisce il peculiare elemento stilistico distintivo. Non per questo, tuttavia, egli rinuncia a coltivare la sua segreta vocazione di pittore, come testimoniano i suoi quadri di paesaggio e di architetture rurali soprattutto, eseguiti parallelamente alla sua attività di fotografo negli stessi luoghi e talora con i medesimi soggetti delle sue fotografie, ma più spesso ancora con soggetti senza interesse fotografico in cui egli intuisce invece immediatamente un motivo pittorico. Ed è proprio questa vigile distinzione fra motivo fotografico e motivo pittorico, che rende la sua pittura non una mera appendice della sua attività di fotografo, ma un’attività autonoma, svolta a latere di quella fotografica in cui egli cerca di cogliere il residuo poetico inaccessibile all’obiettivo fotografico, che solo il pennello può esprimere. Egli, insomma, non è un fotografo-pittore. Se alla fotografia ha voluto dare una qualità pittorica, alla pittura non dà alcuna qualità fotografica. Si avverte nei suoi paesaggi l’eco della pittura di un Previati, il richiamo del verismo naturalistico di un Carlo Fornara, il tentativo di avvicinarsi alle suggestioni di un Longoni o al vigore della pennellata di un Boccioni, l’influenza insomma dei pittori i cui studi frequentava e le cui opere fotografava. Ma il suo stile resta incerto e oscillante fra un realismo di cui intuiva i limiti e un divisionismo di cui non padroneggiava la tecnica. In questo senso egli non ha in pittura quella personalità e quel rilievo che acquista nella sua attività di fotografo già nel primo decennio del Novecento.
Medaglia d’oro del Comitato delle Feste alla Esposizione Internazionale di Fotografia artistica e scientifica di Roma nel 1911, primo premio all’Esposizione Internazionale di fotografia artistica di Londra nel 1922, fotografo della Real Casa nel 1926, medaglia d’oro della regina al Concorso nazionale di fotografia artistica di Roma nel 1931, Sommariva acquista tra il 1910 e il 1930 una solida fama nazionale e internazionale, che ne fa uno dei protagonisti della storia della fotografia italiana e un importante fotografo di spicco almeno fino al 1838, quando per la mancata iscrizione al Partito Fascista gli viene ritirato il brevetto di fotografo della Real Casa . Durante la Seconda guerra mondiale, nell’ultimo bombardamento di Milano, la sua casa e il suo studio vanno distrutti, ma riesce fortunatamente a salvare gran parte delle lastre e delle stampe originali.
Riprende l’attività subito dopo la guerra, ottenendo nel 1955 la medaglia d’oro della Camera di Commercio e Industria di Milano. E’ l’ultimo riconoscimento. Emilio Sommariva muore a Milano il 12 settembre 1956. Il suo studio chiuderà definitivamente nel 1980 e il suo archivio è stato oggi donato dagli eredi alla Biblioteca Nazionale di Brera.
Emilio Sommariva, Mostra dei suoi quadri. Catalogo della Mostra, Galleria Rastellini, Via Brera, 4, Milano 1950; Carlo Bertelli, Obiettivo aperto in Brera, ”Notizie della Pinacoteca”, Inverno 1982; Nicolas Monti - Mario Quadraroli (a cura di), Emilio Sommariva, catalogo della mostra, Comune di Lodi, Assessorato alla cultura , Lodi, 1984; La grande Milano tradizionale e futurista. Martinetti e il futurismo a Milano, catalogo della mostra, Milano, Palazzo di Brera, edizioni De Luca, Roma, 1995; Giovanna Ginex, Il fondo fotografico Emilio Sommariva, fotografo a Milano, in Per Paolo Costantini. Indagine sulle raccolte fotografiche, a cura di Tiziana Serena, Quaderni IX, Centro di Ricerche informatiche per i beni culturali, Scuola Normale di Pisa, Pisa, 1999, vol II; Gianna Piantoni - Anne Pingeot (a cura di), Italie 1880-1910. Arte alla prova della modernità, catalogo della mostra di Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, 22 dic. 2000-11marzo 2001 e Parigi, Musée d’Orsay, 9 aprile-15 luglio 2001, Umberto Allemandi editore, Torino, 2000; Alberto Manodori (a cura di), Disegnare con la luce. I fondi fotografici delle biblioteche statali. Retablo, Roma, 2002; Giovanna Ginex (a cura di), Divine. Emilio Sommariva fotografo. Opere scelte 1910-1930, Nomos edizioni, Busto Arsizio, 2004.