(Sondrio 1910 - Sondrio 2004)
Artista valtellinese
Valter Vedrini è nato a Sondrio il 22 settembre 1910. Dopo l'infanzia trascorsa al seguito della famiglia prima a Parma poi a Busto Arsizio, alla morte prematura del padre, nel 1925, si è arrangiato svolgendo diversi mestieri finché nel '46-'47, alla fine della guerra combattuta in Grecia, è tornato con la moglie definitivamente in Valtellina, a Chiesa in Valmalenco, per dedicarsi interamente alla propria attività artistica di poeta e pittore.
Per lungo tempo, infatti, dal 1928 al 1950, la sua produzione è stata di carattere quasi esclusivamente poetico-letterario con lusinghieri riconoscimenti da parte di Filippo Tommaso Marinetti e, in seguito, di Ugo Betti, Diego Valeri e Leonardo Borgese, soprattutto per la raccolta “Ascolto il mio silenzio”, pubblicata nel 1950 con una copertina appositamente disegnata da Migneco. Presto, però, dopo la guerra, la passione per pittura, nata fra le trincee in Grecia, prende in lui il sopravvento e, sotto la guida e l'incoraggiamento di Carlo Carrà, a partire dal 1955, comincia a esporre a Sondrio e a Milano, dove apre anche uno studio in via Brera, intervallando il lavoro artistico con lunghi soggiorni a Roma.
Anche come pittore, tuttavia, il suo più intimo laboratorio artistico resta la poesia, che egli in privato non abbandonerà mai fino agli ultimi anni della propria vita e che costituisce una sorta di contrappunto verbale e quasi di didascalica parafrasi ai suoi quadri di cui spesso illumina la genesi e il significato. “Sono un giardino immenso / e fiori in me si celano / d'ogni colore / fiori che odora il vento”, si legge in una delle sue più belle e rivelatrici composizioni poetiche. E, in verità, un sentimento assoluto della natura, una totale e panteistica identificazione in essa, domina tutta la sua produzione artistica. Le sue figure umane, le sue case, i suoi scorci rurali della Valmalenco, stanno sempre avviluppati entro una foresta di alberi che li avvolge e li serra come una forza materna, dolce e necessaria. I suoi motivi vegetali, i suoi animali, i suoi gatti, i suoi galli, le sue giraffe, sono l'immagine stessa della natura vivente. Anche nei ritratti, anche nei dipinti di soggetto religioso, Vedrini tendoe sempre a cogliere la radicale naturalità dell’espressione. “Io sono un panteista. – ha dichiarato ancora pochi anni fa l'artista in un'intervista – Per me Dio coincide con la natura”. E in uno dei suoi quadri più rappresentativi, infatti, un Crocefisso sta immerso nella natura fra alberi e animali.
Lo stupore per il meraviglioso naturale, si esprime innanzitutto in Vedrini come rigoglio maestoso del colore, sempre caldo, esuberante, di carnosa sensualità sia che si distenda in vaste campiture, sia che si intrecci in una sorta di intricata e filamentosa foresta cromatica. I gialli, i rossi, i verdi, i neri irrompono nei suoi quadri con un'energia squillante e assertiva, con una forza primigenia che è quella stessa della natura, rappresentata sempre grande e immensa rispetto ai segni della presenza umana. E' un senso tutto barocco del colore quello che anima la pittura di Vedrini, dove gli accordi cromatici hanno spesso una qualità quasi musicale. E, non a caso, la musica e gli strumenti musicali costituiscono un altro dei filoni prediletti dall'artista valtellinese, la cui modernità sta proprio in questo senso ritmico del colore, nel modo in cui il quadro si costruisce di fronte ai nostri occhi attraverso il colore e la sua materica densità che invade e pervade l'opera come un inestinguibile incendio. Fuoco estivo si intitola, non a caso, una delle sue opere più mature e convincenti, dove il cromatismo barocco, ormai staccato da ogni preoccupazione rappresentativa, acquista un'inedita forza visionaria.
Valter Vedrini è morto a Sondrio il 3 settembre del 2004, all'età di 94 anni.
Giorgio Luzzi, Walter Vedrini, in “Il Corriere della Valtellina”, 23 ottobre 1969; Raffaele De Grada, Valter Vedrini, Milano, 1982; Valter Vedrini, la gioia del colore, intervista all'artista a cura di Franco Monteforte, “La Provincia”, 3 aprile 1999; Franco Monteforte, Vedrini, ovvero l'assoluto naturale, Cat. della mostra, Milano 1999; Ermanno Krumm, La figurazione di Vedrini, un palpitante abbandono, nota critica di present. della mostra, Courmayeur, 2000; Luciano Caprile, Valter Vedrini: un magmatico percorso tra emozione e realtà, in Valter Vedrini, cat. della mostra Felino, 2003.