(Venezia 1688 - Venezia 1782)
Sempre per Smith, esegue quindi nel 1746 in collaborazione con Francesco Zuccarelli, l’impegnativo ciclo decorativo di undici sovrapporte con la raffigurazione di architetture ispirate al Palladio e a paesaggi naturali di fantasia. Due anni prima, con lo stesso Zuccarelli e Giambattista Tiepolo, Visentini aveva eseguito, su commissione di Francesco Algarotti, due dipinti, La chiesa di San Francesco della Vigna e L’interno della chiesa del Redentore in cui appare ritratto insieme al console Smith.
Dopo il 1746 si dedica sempre più alla teoria e alla pratica dell’architettura, mantenendosi entro un sobrio classicismo di gusto palladiano, in polemica con le stravaganze barocche del suo tempo. A lui si devono nel 1751 la ristrutturazione e la nuova facciata in marmo di Palazzo Balbi, residenza veneziana del console Smith, e nel 1766 il palazzetto Giusti, attiguo alla Ca’ d’Oro.
In quegli stessi anni Visentini esegue anche una minuziosa indagine sulle architetture veneziane, venete e italiane attraverso centinaia di disegni confluiti poi in parte nella sua raccolta Admiranda Artis Architecturae Varia, oggi nelle collezioni reali inglesi di Windsor Castle, e in parte nei tre volumi voluti da Smith Admiranda Urbis Venetae, vera e propria summa di architetture veneziane.
Dopo la morte di Smith nel 1770, privo ormai del suo protettore e di un sicuro committente, Visentini chiede e ottiene a Venezia la cattedra di architettura che ricoprirà fino al 1778. Muore a 94 anni, nel 1782.