(Trento 1915 - Sondrio 1987)
Artista valtellinese
Livio Benetti nasce a Trento nel 1915. Figlio di un artigiano cesellatore trentino, studia alle Scuole Industriali della sua città dove segue, soprattutto, i corsi di plastica dello scultore Stefano Zuech e quelli del pittore Camillo Bernardi e dove si diploma come “fabbro” presentando un piatto in ferro sbalzato. Grazie a una borsa di studio frequenta, quindi, il Liceo Artistico di Firenze dove studia pittura e affresco con Crepet, Spinelli e Galileo Chini e scultura con Pozzi e Rivalta. Dopo aver conseguito nel ’33 la maturità artistica, prosegue i corsi di perfezionamento in scultura prima all’Accademia di Firenze e poi all’Accademia di Venezia. È qui che matura definitivamente la coscienza dell’importanza fondamentale del colore e si appassiona, nello stesso tempo, allo studio dell’Impressionismo e della cultura artistica francese contemporanea. Nel ’37 vince la cattedra di disegno e comincia a insegnare all’Istituto magistrale di Sondrio, dove si trasferisce definitivamente nel 1940 con la giovane moglie trentina, Pia Toneri, diventando, in breve tempo, uno dei principali punti di riferimento della vita artistica e culturale della città.
In Benetti. l'artista naturalmente portato all'espressione d'avanguardia - di cui sono splendidi esempi i notevolissimi disegni giovanili ancora poco conosciuti - si fonde con l'uomo profondamente cattolico, di un cattolicesimo di natura sociale maturato nell'ambiente trentino e ancor più negli anni fiorentini a contatto con personalità come Papini e La Pira e nutrito delle letture e della riflessione sul personalismo comunitario di Emanuel Mounier.
È questo cattolicesimo che lo porta da un lato a sacrificare lo spontaneo sperimentalismo artistico d'avanguardia alla comunicabilità sociale dell'opera, commisurata sul metro dell'ambiente sociale e culturale provinciale in cui vive, dall'altro a unire all'attività artistica un altrettanto intenso impegno politico e civile prima come assessore alla Pubblica istruzione e vicesindaco di Sondrio, poi come presidente dell'Ente provinciale del Turismo.
A questo stesso cattolicesimo sociale, si riconnetteva, del resto, anche la sua idea sulla funzione civile dell’arte e dell’artista che, a partire dagli anni Cinquanta, lo vedrà impegnato nella realizzazione di numerosi monumenti e opere d’arte a carattere pubblico, dai mosaici di Piazza Garibaldi a Sondrio (1956) al Monumento alla Resistenza in piazza Campello (1968), al Monumento ai Caduti di Sondalo (1973), al gruppo in bronzo sulla famiglia all’esterno dell’ospedale di Tirano (1978), grazie a una fortunata e ininterrotta committenza pubblica e privata cui non fu estranea la sua figura di uomo politico.
Questa prolifica produzione scultorea e di mosaici, ancor oggi poco studiata, oscilla fra la tendenza classicheggiante verso le forme pure del reale - come nella Madonna del Monumento Ravanelli (1965) a Trento - e quella quasi astratta in cui le forme si avvolgono vorticosamente - come nella stele in bronzo raffigurante S. Martino (1958) - o si distendono in stilizzata linearità, come nel Calvario (1963) del Monumento Melazzini al cimitero di Sondrio, o nel Monumento alla Resistenza (1968) a Sondrio, cui non è forse estranea una certa influenza dell’opera di Mario Negri, lo scultore valtellinese residente a Milano, di cui Benetti fu amico.
Nel 1973 Benetti aveva aperto una sua mostra personale permanente in via Battisti a Sondrio, diventata presto un punto di riferimento per i giovani artisti locali. Ed è proprio con uno dei più promettenti tra questi, Elio Pelizzatti, che, nel corso degli anni Settanta, sperimenta l’acquaforte, producendo in breve una serie notevole di incisioni che vengono ad affiancarsi ai numerosi disegni e illustrazioni di libri degli anni precedenti.
Benetti muore improvvisamente il 10 gennaio 1987 a Sondrio nella sua casa di Masegra che per cinquantanni era stato il suo eremo artistico.
Costantino Baroni, Una mostra di Benetti al C.A.I. di Milano, in “il Popolo”, 29 novembre 1945; Ferruccio Scala, Pittori valtellinesi nello studio: incontro con Livio Benetti , in “L’Ordine” 17 aprile 1963; Walter Visioli, La galleria dei nostri: Livio Benetti, in "En plein air", Sondrio, aprile 1966, Ferruccio Scala, Livio Benetti pittore valtellinese, “Il Lavoratore valtellinese”, 12 gennaio 1970; Giulio Spini, Il pittore Benetti e la Valtellina. Trent’anni d’arte, in “Il Corriere della Valtellina”, 14 agosto 1971; Nazzaro Conca, Livio Benetti: scultore e pittore, “Il Corriere della Valtellina”, 2 febbraio 1974; Luigi Bracchi, Livio Benetti, in “Il Corriere della Valtellina”, 1974; Ferruccio Scala, La solitudine dell’uomo artista serve per trasmettere agli altri , in “Il Lavoratore valtellinese”, 30 gennaio, 1974; Franco Benetti (a cura di), Livio Benetti, un artista trentino in Valtellina, Sondrio, Mevio Washington & figlio, s.i.d. ma 1982; Franco Monteforte, Livio Benetti, in “Società valtellinese”, 1982; Franco Monteforte, Modernità di Benetti, in Salon valtellinese 1987; Franco Monteforte, Il paesaggio valtellinese dal romanticismo all’astrattismo, catalogo della mostra, Milano, Mondadori, 1990; Franco Monteforte, Un artista plasmato dall’ambiente, in “Il Corriere della Valtellina”, 24 gennaio 1992; Luciano Caramel, Livio Benetti, in Livio Benetti, catalogo della mostra, Sondrio, Credito Valtellinese, 1997, pp.11-13; Giulio Spini, La statura umana di Livio Benetti, in idem pp.15-17; Ferruccio Scala, 1945: incontro con Livio Benetti, in “Contract”, agosto 1997; Livio Benetti, Scritti d’arte e di vita civile, a cura di Franco Benetti, Sondrio, Tip. Polaris, 2007; Elisabetta Sem, Livio Benetti in La riscoperta di una Collezione, Sondrio, CCIAA, 2009, pp.36-55 e 157; Franco Monteforte, Livio Benetti, pittore di montagna, in "Annuario Club Alpino Italiano Sezione Valtellinese", 2009, Sondrio , pp.136-141; Aurelio Benetti (a cura di), Livio Benetti, Ponte in Valtellina, 2018; Franco Monteforte, Tracce. Il paesaggio evocativo nell'arte valtellinese del secondo Novecento, Banca Popolare di Sondrio, 2018