(Villa di Chiavenna 1943 - )
cm 160,5x160,5
Olio su tela
Firmato in basso a destra: Gini
Acquisto diretto dall'autore
Il grigio è uno dei colori prediletti da Gini. Su una delle sue recenti “pittografie”, intitolata Studi per autoritratto, Gini riporta, ad esempio, questi versi di Lorca: “… per entrare nel grigio / mi dipingo di grigio. Ah, come splendevo nel grigio”. Sono versi che potrebbero stare benissimo anche a commento di questo quadro dove il bianco delle sfere risplende nel grigio monocromatico di questo interno tutto giocato sulla bipartizione fra l'al di qua e l'al di là della soglia il cui attraversamento pare, anche qui, oscuramente inibito da un'invisibile cortina, da una forza oscura in cui si condensa quel sentimento di incomunicabilità, di tristezza e di pessimismo che, per Flavio Guenzi, costituisce lo sfondo psicologico di tutta la pittura di Gini. Nelle sue spoglie e asciutte geometrie esistenziali il grigio risuona, in effetti, con un'austerità disincantata e priva di illusioni, ma non fredda, né rassegnata di fronte al mistero e agli enigmi della vita il cui fascino Gini avverte sempre acutamente.