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Immagine dell'opera

Paolo Punzo

(Bergamo 1906 - Bergamo 1979)

lago della Manzina (Il)

Dimensioni

cm 100x120

Tecnica

Olio su tavola

Firma

Firmato e datato in basso a sinistra: P. Punzo 1941

Provenienza

Acquisto

Esposizioni

Commento

Uno specchio d’acqua azzurro fra sponde ancora verdeggianti, occupa l’intero primo piano della composizione. E’ il piccolo lago della Manzina a 2800 metri di quota nell’alta Valfurva. Gli fa da barriera protettiva, in secondo piano, la cuspide piramidale e innevata del Tresero, con la parte inferiore in ombra e quella superiore al sole. Fra il lago e il Tresero corre, in realtà, l’ampia Val dei Forni, ma la prospettiva ravvicinata qui adottata da Punzo, fonde, per così dire, i due piani e conferisce al massiccio del Tresero, grazie anche all’abile gioco delle luci e delle ombre, un’evidenza scenografica che finisce per assorbire tutta l’attenzione dell’osservatore e per attirare a sé anche la raccolta tranquillità del piccolo lago di cui il Tresero si erge a sentinella.    

L’immobilità delle cose unita alla semplicità compositiva, conferisce all’insieme un tratto vagamente metafisico, che un critico attento come Leonardo Borgese ha ben colto nella pittura di montagna di Punzo.    

 

“Il dipingere bene, da pittore, con stile e dignità l’alta montagna è in sé impresa ardua. - ha scritto Borgese - … La montagna, caro Punzo, è traditoria anche nelle luci, negli effetti, nei colori; e ci vuol poco, pochissimo a dar nella retorica, nel falso, nel cattivo e pessimo gusto. … In te s’è stabilito un equilibrio fra l’appassionato delle vette e l’amante della buona pittura. …Tu sei capace di credere d’essere un buon ritrattista oggettivo del volto della montagna, un semplice beniamino del grosso pubblico. Invece ci sono delle cose tue che veramente insegnano com’è la montagna, con la sua umile grandezza, coi suoi colori divini e modesti, col suo stile meraviglioso perché nascosto, meraviglioso perché si sente più che vederlo, così come si sente e non si vede Dio”.

(Leonardo Borgese, Caro Punzo, “Corriere della Sera”, 1956)

 

 

Note