(Lodi 1883 - Milano 1956)
cm 75x109
Olio su tela
Firmato e datato in basso a destra: E. Sommariva 927
Acquisto da collezione privata
Mentre la fotografia di paesaggio mantiene sostanzialmente in Sommariva un valore documentario puntando a descrivere i caratteri permanenti di un luogo, la pittura mira soprattutto, invece, a fissarne la sensazione di un attimo, a catturare visivamente cioè la luce e i colori legati al repentino variare delle condizioni atmosferiche. La resa poetica viene, così, a dipendere strettamente dalla resa atmosferica e questa diventa tanto più precisa quanto più il pittore entra a diretto contatto con la natura e ne diventa col suo sentimento parte integrante. E’ la poetica che aveva portato i paesaggisti lombardi dell’Ottocento in montagna e che, all’inizio del Novecento, portava un Longoni sempre più in alto, alla ricerca di una natura pura e incontaminata dove rivivere la sensazione delle origini del mondo. L’Alpe Prabello in Valmalenco era stato per Longoni uno di questi luoghi e lo diventa anche per Sommariva che ne farà uno dei siti elettivi della propria ispirazione artistica.
In questo paesaggio del ’27, i pascoli al sole dell’alpe, racchiusi e protetti dalla macchia verde scuro del bosco, risaltano per contrasto sullo sfondo delle montagne che sfumano alla vista in lontananza. Sommariva coglie nel paesaggio naturale i segni discreti della presenza dell’uomo, come i muretti che delimitano il sentiero in primo piano e la piccola baita in pietra sulla sinistra, in fondo al declivio, per sottolineare la perfetta e primitiva armonia di uomo e natura e la forte suggestione che da essa emana.