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Immagine dell'opera

Livio Benetti

(Trento 1915 - Sondrio 1987)

Ministro Emilio Visconti Venosta (Il)

Dimensioni

Mosaico in pietra riquadro policromo cm. 279 x 82, area musiva totale cm. 303 x 127

Tecnica

Tessere lapidee policrome su parete

Firma

Provenienza

Esposizioni

Commento

Emilio Visconti Venosta (1829-1914), uno dei più importanti statisti dell’Italia post risorgimentale,  più volte ministro degli Esteri fra il 1862 e il 1901, nacque a Milano, ma apparteneva a una delle più antiche e illustri famiglie valtellinesi, i Visconti-Venosta, che fin dal medioevo avevano avuto a Grosio, in alta Valtellina, il centro dei loro possedimenti. Suo padre Francesco, amico e corrispondente di Carlo Cattaneo, risiedeva con la famiglia in Valtellina per buona parte dell’anno e anche i figli, Giovanni e Emilio, erano rimasti profondamente attaccati alla terra dei loro avi. Mazziniano e repubblicano in gioventù, come il fratello Giovanni, Emilio Visconti-Venosta dopo il 1853 si era avvicinato ai monarchici liberali di Cavour, di cui nel 1876 sposerà una pronipote,  Luisa Alfieri di Sostegno, parente anche di Cesare Alfieri. Commissario regio in Valtellina nel 1859, era stato poi sempre eletto nel collegio di Sondrio, fino al 1874, quando, avendo votato in Parlamento contro il traforo dello Spluga, in nome dei superiori interessi nazionali, sarà costretto a farsi eleggere nel collegio di Treviso. Ciò non gli impedì, peraltro, di rimanere molto legato alla propria terra, dove ritornava regolarmente e i cui interessi tenne sempre presenti nella sua attività politica tutte le volte che essi gli sembrarono coincidere con quelli nazionali, che lo videro sempre in prima fila.
Benetti lo rappresenta in età avanzata, all’epoca della conferenza di Algeciras sul Marocco e del riavvicinamento alla Francia, che fu nel 1906 l’ultimo suo grande impegno diplomatico. L’immagine è desunta da foto d’epoca che lo ritraggono con gli immancabili pantaloni bianchi che amò sempre indossare. L’anziano statista, appoggiato con la mano sinistra sulla spalla di una sedia, tiene la destra alzata, come in atto di parlare. L’espressione è seria e preoccupata, gli occhi scuri, vivi e penetranti.
Sullo sfondo i monti e il castello Visconti-Venosta di Grosio, che risale al XIV secolo.
Anche qui risalta l’uso essenzialmente pittorico che Benetti fa del mosaico, con un calibrato gioco di luce e di ombra e una grande focalizzazione sulla figura, grazie alle due ampie fasce laterali che ritagliano l’immagine come particolare di un contesto più vasto.

Note