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Battista Malacrida da Musso

(Musso Seconda metà del XV secolo - Primo quindicennio del XVI secolo)

Madonna col Bambino e il martirio del Beato Simonino

Dimensioni

cm 165x162

Tecnica

Affresco

Firma

Provenienza

Palazzo Paribelli, Albosaggia

Esposizioni

1938, Sondrio, Villa Quadrio, Mostra della pittura e del ritratto

Commento

L’affresco è diviso in due parti. A sinistra è rappresentata la Madonna seduta su un alto trono di marmo che la incornicia, in atteggiamento di preghiera davanti al bambino che giace sulle sue ginocchia con la testa adagiata su un cuscino. A destra il piccolo San Simonino, in piedi su uno sgabello che funge da altare sacrificale, attorniato da cinque figure di ebrei, riconoscibili dal copricapo, nell’atto dell’omicidio rituale. Un uomo e una donna lo tengono lateralmente fermo per le braccia tormentandone il petto con lunghi chiodi, un terzo lo soffoca stringendogli da dietro un lenzuolo sul collo, mentre un giovane ebreo in ginocchio, dopo avergli amputato il sesso da cui scorre copioso il sangue, gli tortura con le tenaglie le gambe. Sullo sfondo una figura femminile osserva, impassibile, la scena.

Il tema del martirio di S. Simonino, avvenuto nel marzo del 1475, risulta molto diffuso già negli ultimi decenni del Quattrocento in tutta l’Alta Italia e anche in Valtellina, grazie alla rapida circolazione di xilografie e libelli con la cronaca del fatto che l’invenzione allora recente della stampa consentì. L’uccisione del bambino, figlio di un conciatore tedesco di pelli, trovato soffocato in una roggia da una famiglia ebrea subita accusata dell’omicidio insieme ad altri ebrei tutti giustiziati, sollevò alla fine del Quattrocento una grande emozione popolare in tutto il mondo cattolico, alimentata dall’aspra predicazione antisemita dei Francescani osservanti, promotori dei Monti di Pietà, contro gli ebrei usurai. I miracoli attribuiti al piccolo Simonino si moltiplicarono. Il bambino venne dichiarato beato a furor di popolo, il suo corpo fu imbalsamato e il suo culto si diffuse ovunque, mentre gli ebrei si videro costretti ad abbandonare la città.

Oggi la chiesa cattolica riconosce la falsità delle accuse mosse agli ebrei e dal 1965 il culto del Beato Simonino è stato dichiarato decaduto dalla gerarchia ecclesiastica.

Tra le numerose rappresentazioni del martirio del piccolo Simonino, presenti in territorio valtellinese, quest’affresco è certamente la più nota e significativa.

Attribuito dalla critica più recente a Battista da Musso, oggi identificato in Battista Malacrida da Musso, l’affresco era in origine collocato nella parete di un edificio rustico accanto al Palazzo Paribelli di Albosaggia, sede forse del cappellano del palazzo, da cui fu staccato all’atto dell’acquisto da parte della Banca nel 1994.

Fu esposto per la prima volta a Sondrio nel 1938 a Villa Quadrio nella “Mostra della pittura e del ritratto”, con un’attribuzione dubitativa a Cipriano Valorsa da parte di G. B. Gianoli, che dell’affresco torna a parlare nel 1953 nella sua Guida artistica della Provincia di Sondrio, senza tuttavia indicare alcuna attribuzione. Successivamente, nel 1974, venne attribuito da Roberto Togni a Battista Da Musso (R. Togni, Pittura a fresco in Valtellina nei secoli XIV-XV-XVI, Sondrio, Banca Piccolo Credito Valtellinese, 1974).

L’affresco rivela l’arcaismo quattrocentesco piuttosto convenzionale e stereotipato di Battista Malacrida che qui ripete alcuni stilemi della pittura altolariana del Quattrocento in forme alquanto rigide e legnose, appena più mosse nella figura della Vergine.

L’accostamento iconografico della Madonna col Bambino con la scena del martirio del piccolo Simonino, non deve meravigliare, perché quest’ultimo nelle xilografie e nella pubblicistica di fine Quattrocento viene spesso descritto come un nuovo bambino Gesù. E a questa letteratura si rifà esplicitamente qui Battista Malacrida nella rappresentazione dell’omicidio rituale attraverso il soffocamento nella sinagoga ebraica, uno stereotipo ricorrente della pubblicistica antisemita cattolica dal medieovo in poi, oggi ampiamente confutato da tutta la critica storica, anche in occasione del recente, infelice volume di Ariel Toaff, Pasque di sangue (Il Mulino, 2007, subito ritirata dal commercio / nuova ediz. 2008), che è tornato a riproporlo acriticamente e senza alcuna fondamento, come plausibile fatto storico.

Note