(Venezia 1688 - Venezia 1782)
parte incisa mm. 250 x 423, lastra mm. 272x430
Acquaforte
La scena della regata , il Nauticum certamen, uno dei momenti più alti della vita veneziana, è raffigurata in questa veduta prospettica che da Palazzo Balbi sulla sinistra, festosamente addobbato, si spinge fino al ponte di Rialto. Vi si rappresenta un momento della regata con le barchette in gara impegnate nello sforzo, attorniate dalle grandi barche a sei o a otto remi (le bissone, le peote, le margarote , le balotine), sfarzosamente adornate dalle famiglie patrizie o dalle consorterie delle arti. Dalle finestre dei palazzi addobbati con bandiere, arazzi e tappeti, i nobili e le dame si godono lo spettacolo che si svolge tra due ali di folla assiepata lungo le fondamenta o in piedi sulle gondole, come quella qui in primo piano.
Situato “in volta di canal”, Palazzo Balbi era il punto di arrivo della regata, e come tale, il suo più scenografico sfondo, raffigurato in molti dipinti. Accanto al palazzo, sul rio che lo separa dall’adiacente palazzo Foscari (qui fuori dalla veduta) veniva eretta su chiatte di legno la “macchina”, un sontuoso padiglione con baldacchino colonnato che si vede in primo piano a sinistra, sotto cui sedevano i tre patrizi che consegnavano i premi ai primi quattro arrivati.
La regata è fra le più tipiche gare di forza a Venezia. Le sue origini risalgono al 1300 e il suo nome deriva, forse, da auriga (quindi aurigata), per analogia con le corse dei carri, o forse dal fatto che le barche partivano disponendosi in riga o rigata. A Venezia sis volgevano diverse regate, fra cui anche una regata di donne e una burlesca regata terrestre di carriole, ma le più spettacolari erano quelle sul Canal Grande che si svolgevano in occasione della visita di principi e re.
Le barche in gara partivano dalla punta di S. Antonio a Castello e percorrevano tutto il Canal Grande fino al ponte della Croce, dove giravano attorno al paleto rifacendo all’indietro il percorso fino alla “macchina”, dove avveniva la premiazione. Al vincitore spettava un premio in danaro, all'ultimo arrivato un porcellino vivo.
La tavola, realizzata intorno al 1734, fu l’ultima incisa di questa prima serie insieme con quella della festa del Bucintoro di cui costituisce il pendant. Per questo i ritocchi apportati nel 1742 furono quasi impercettibili rispetto a questo I stato, riguardando solo le linee verticali sulle colonne illuminate della facciata in primo piano a sinistra.
Il corrispondente dipinto di Canaletto, avviato verso la fase più raffinata e matura della sua produzione, è di dimensioni più grandi rispetto alle precedenti vedute della serie e viene comunemente datato intorno al 1733.