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Immagine dell'opera

Johann Jakob Meyer

(Meilen 1787 - Zurigo 1858)

Dall’interno della terza Galleria nel Vallone della neve verso l’Albergo di Spondalunga (v.a colori)

Dimensioni

mm. 144 x 191

Tecnica

Acquaforte e acquatinta colorata a mano

Firma

In basso a sin.: J. J. Meyer del. – a destra: R. Bodmer sc.

Provenienza

Esposizioni

Commento

Proseguendo verso Bormio, Meyer si gira improvvisamente indietro per mostrarci ciò che ci siamo appena lasciati alle spalle.

E’ il momento del sublime, di quel sentimento che nasce dalla vista di uno spettacolo terribile e pauroso, goduto al riparo dal pericolo, nel punto forse più critico e tormentato della strada,  il Vallone della neve. La versione acquerellata dell’incisione ci consente di ammirare tutti i particolari della scena. Il pittore, riposti a terra zaino e bastone, ammira il grandioso scenario naturale da un finestrone squarciato nella roccia per dar luce alla galleria, protetto da un parapetto, mentre è intento a disegnare il paesaggio accanto al suo compagno di viaggio che gliene indica i punti più suggestivi e spettacolari. Noi non li vediamo, dal momento che la scena si chiude a destra sul percorso della strada scavato nella roccia, in dissonante contrasto con lo spazio aperto che si gode dal finestrone.

Meyer ritrae se stesso intento a disegnare ciò che non vediamo, ma ci offre un forse sublime non meno interessante di quello che sta ammirando, il sublime della frastagliata cornice di roccia che lo inquadra e che sembra digrignare al sole i suoi luccicanti artigli di pietra e quello dell’antro buio della galleria che curva in fondo verso la scena che noi ammiriamo dal finestrone roccioso sullo sfondo dei tornanti della strada che salgono a Spondalunga. Si genera una circolarità dello sguardo fra il dentro e il fuori e un gioco di continui intrecci e sovrapposizioni fra tecnica, arte e natura che rende l’incisione fra le più memorabili dell’intero album.  

 

Le grazie della selvatichezza

“Persino le aspre rupi, gli antri muscosi, le caverne irregolari e le cascate ineguali, adorne di tutte le grazie della selvatichezza mi appaiono tanto più affascinanti, perché rappresentano più schiettamente la natura, e sono avvolte di una magnificenza che supera di gran lunga  le ridicole contraffazioni dei giardini principeschi.”

(Shaftesbury, Caratteristiche di uomini, maniere, opinioni, tempi, 1714)

Note