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Immagine dell'opera

Johann Jakob Meyer

(Meilen 1787 - Zurigo 1858)

Rovine del Forte di Fuentes vicino al lago di Como, presso Riva

Dimensioni

mm. 146 x 191

Tecnica

Acquaforte e acquatinta

Firma

In basso a sin.: J. J. Meyer del. – a destra: R. Bodmer sc.

Provenienza

Esposizioni

Commento

“Torri mozze, cortine sfasciate, troniere e casematte squarciate, l’intera Caserma scoperta e smurata, la volta della chiesa precipitata formano adesso di quel luogo [il Forte di Fuentes, n.d.r.] uno dei più pittoreschi ch’io m’abbia visti, e quelle case scoverchiate e quelle muraglie lacere mi facean risovvenire Pompei.”

Così Splendiano Morselli, descrive nel 1859, le rovine del Forte di Fuentes nella parte dedicata alla Valtellina della Grande Illustrazione del Lombardo-Veneto di Cesare Cantù.

E’ la stessa sensazione che trasmette questa veduta, divenuta ormai classica, di Johann Jakob Meyer, che combina paesaggio naturale ed estetica delle rovine sullo sfondo del lago, in un mix di straordinaria suggestione romantica.

Il Forte era stato costruito nel 1603 per volontà del governatore spagnolo di Milano, don Pedro Enriquez Azevedo conte di Fuentes, al confine del ducato con la Valtellina allora territorio grigione, come risposta militare alla costruzione della strada Priula tra Venezia e i Grigioni, attraverso il Passo di San Marco e la Valtellina, ritenuta una minaccia agli interessi politici e commerciali dello stato milanese. Poco meno di due secoli dopo, nel 1798, in seguito all’occupazione napoleonica della Lombardia e all’annessione della Valtellina alla Repubblica Cisalpina, la grande piazzaforte  militare in cima al lago, era stata quindi smantellata e abbattuta, come simbolo dell’antica tirannia.  

Quando Meyer la visitò nel 1829, il ricordo ancora fresco del suo recente abbattimento si combinava già con il fascino romantico di cui cominciavano a colorarsi le sue rovine ormai avvolte dalla vegetazione, fra cui sia ggira un gruppo di turisti accompagnati da un popolano del luogo  

Sebbene Meyer concentri tutta l’attenzione sul Forte in primo piano, non per questo rinuncia a dare una qualche profondità panoramica alla veduta, verso il lago di Novate Mezzola e le montagne della Valchiavenna che la chiudono a destra e fra le quali emerge la caratteristica cima piatta del Sasso Manduino.

E tuttavia non si può fare a meno di notare che, rispetto alle altre vedute, qui l’ampiezza e la profondità panoramica risultano alquanto compresse e sacrificate.  

Meyer, infatti, sceglie una prospettiva verso nord che anziché allargare il punto di vista in profondità in direzione del lago e di Bellagio, lo restringe verso la vicina Valchiavenna e il laghetto di Novate o di Riva di Chiavenna che chiude a nord il lago di Como.  

La scelta - sottolineata dallo stesso  Meyer nella didascalia in tedesco che recita: “Le rovine del Forte di Fuentes vicino al lago di Como presso la Riva” - non è casuale.

La veduta, infatti, si riallaccia a quella del Laghetto di Chiavenna , presso Riva, (v. scheda) che Meyer aveva incluso nel suo precedente album del 1825 sulla via dello Spluga.

Di quella veduta, questa sul Forte di Fuentes costituisce appunto il logico complemento e in essa, perciò, si saldano i due album dedicati da Meyer al paesaggio romantico valtellinese e valchiavennsaco.

Alquanto diverso da quello tedesco, il più generico titolo in francese che Meyer dà alla veduta: "Rovine del forte di Fuentes all'entrata della Valtellina presso il lago di Como", più adatto a un pubblico internazionale.

Note