Immagine La Galleria d'Arte
immagine del logo di popsoarte

MENÚ

Immagine dell'opera

Domenico Landini

(Parma 1783 - Milano 1835)

I Promessi Sposi: Il rapimento di Lucia

Dimensioni

mm. 300 x 410 (parte figurata)

Tecnica

Acquatinta

Firma

Landini inc.

Provenienza

Esposizioni

Commento

 

Scolasticamente abbastanza fedele alla descrizione che dell’episodio fa il Manzoni, la scena appare, tuttavia, priva di interna forza dinamica nelle figure e nei volti dei personaggi, la cui espressione resta fredda e convenzionale, priva di carica di concitazione e di carica emotiva. Lucia, ad esempio, sembra un corpo privo di peso fra le braccia del Nibbio che la tiene afferrata senza apparente sforzo e senza avvertire i contraccolpi del suo divincolarsi, come, del resto, anche il bravo che sulla carrozza la riceve in consegna.    

 

 

I Promessi Sposi,  cap. XX,  ed. 1827

Lucia partí.

Passò inosservata la porta del chiostro, prese la via cogli  occhi bassi, rasente il muro; […]  Quella strada era, ed è tuttavia, […] come una specie di volta. Lucia, entrandovi, e vedendola affatto solitaria, sentí crescere la paura, e studiava il passo; ma dopo un picciol tratto, si rincorò alquanto, allo scorgere una carrozza da viaggio ferma, e presso a quella,  dinanzi allo sportello aperto, due viaggiatori che guardavano di qua e di là, come incerti del cammino. […] «quella giovane, sapreste voi insegnarci la strada di Monza?»

«Andando di lí, sono voltati a rovescio,» rispondeva la poveretta: «Monza è per di qua …» e si volgeva per indicare col dito, quando l’altro compagno (era il Nibbio), afferrandola d’improvviso attraverso la vita, l’alzo da terra. Lucia girò la testa indietro atterrita, e gettò un grido; il malandrino la caccio per forza nella carrozza: uno che vi stava seduto nel fondo di sopra, la prese e la ficco, divincolantesi invano e stridente, a sedere dirimpetto a sè: un altro, mettendole un fazzoletto sulla bocca, le chiuse in gola il grido. In tanto il Nibbio si cacciò in furia anch’egli nella carrozza: lo sportello si chiuse, e la carrozza partí di carriera.

 

 

I Promessi Sposi,  cap. XX,   ed. 1840

Lucia partí.

Passò inosservata la porta del chiostro, prese la strada, con gli occhi bassi, rasente al muro; […]  Quella strada era, ed è tutt’ora, […] una specie di volta. Lucia, entrandovi, e vedendola affatto solitaria, sentí crescere la paura, e allungava il passo; ma poco dopo si rincorò alquanto, nel vedere una carrozza da viaggio ferma, e accanto a quella,  davanti allo sportello aperto, due viaggiatori che guardavano in qua e in là, come incerti della strada. […] «quella giovine, ci sapreste insegnar  la strada di Monza?»

«Andando di lí, vanno a rovescio,» rispondeva la poverina: «Monza è di qua …» e si voltava, per accennar col dito, quando l’altro compagno (era il Nibbio), afferrandola d’improvviso per la vita, l’alzo da terra. Lucia girò la testa indietro atterrita, e caccio un urlo; il malandrino la mise per forza nella carrozza: uno che stava a sedere davanti, la prese e la caccio, per quanto lei si divincolasse e stridesse, a sedere dirimpetto a sè: un altro, mettendole un fazzoletto alla bocca, le chiuse il grido in gola. In tanto il Nibbio entrò presto presto anche lui nella carrozza: lo sportello si chiuse, e la carrozza partí di carriera.

 

Note