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Immagine dell'opera

Aligi Sassu

(Milano 1912 - Maiorca 2000)

Campodolcino

Dimensioni

cm 60x80

Tecnica

Olio su tela

Firma

Firmato in basso a destra: SASSU; firmato e datato sul retro: Aligi Sassu/1959/Campodolcino SASSU

Provenienza

Commissione diretta della banca all’artista nel 1959

Esposizioni

Commento

Le montagne della Valchiavenna e della Valtellina, l’ambiente arcaico della Sardegna, la solare mediterraneità di Maiorca e la foresta amazzonica, esplorata nel ’75 con Walter Bonatti, formano i motivi essenziali della pittura di paesaggio di Aligi Sassu, strettamente intrecciati a momenti diversi della sua biografia.

Sassu cominciò a frequentare Campodolcino coi genitori alla fine degli anni Venti, in estate, e vi si rifugiò nel ’43 con la moglie Fernanda e la figlia Maria Antonietta che vi morì a soli 3 anni per un’improvvisa meningite rimanendo fino al 1974 sepolta al cimitero di Chiavenna nella tomba di famiglia dei Rota, amici dell’artista.

Al paesaggio della Val del Liro e di Campodocino in particolare, sono dedicate un gruppo di tele e acquerelli, dipinti a partire dal 1929, che l’artista tenne sempre, in gran parte, per sé.

Questa tela del 1959 fu dipinta per conto della Banca Popolare di Sondrio.

Sassu riprende qui nel taglio prospettico e compositivo, ma con ben diversa atmosfera cromatica di ispirazione Fauve, un’identica composizione del 1932. Il piccolo paese della Val del Liro è immerso in un paesaggio alpino privo di qualsiasi connotato naturalistico, che le vibranti dissonanze cromatiche di una pittura a tocchi, culminanti nel potente contrasto fra la massa rossiccia della montagna e quella azzurra del cielo, trasformano in un paesaggio di fiaba, intessuto dei ricordi e dell’interiore travaglio dell’artista. Il bianco della casa in primo piano che sottolinea un vuoto, il verde acidulo dei prati che cerca la speranza, il rosso della montagna che, per ammissione dello stesso artista, aspira a riconquistare l’innato ottimismo di una vie en rouge, tolgono al colore ogni riferimento descrittivo per conferirgli un senso simbolico ricco di ermetiche sfumature poetiche.

Tutto nel quadro, dal muretto in ombra in primo piano, ai terrazzi concentrici dei campi di segale, al profilo delle lontane montagne sullo sfondo, contribuisce a focalizzare lo sguardo in alto sulla cuspide scura della cima, immagine stessa della tomba della figlia nell’atto supremo del suo trapasso al cielo.

Note