(Bellano 1929 - )
I lastra (sx) mm 315x195 e II lastra (dx) mm 315x244
Acquaforte e acquatinta su zinco
Firmata sul foglio in basso a destra: Gian Vitali
Acquisto diretto da editore
Nel panorama del Settecento lombardo Giacomo Ceruti si distingue, oltre che per la grande qualità formale della sua pittura, per l’innata vocazione alla rappresentazione, con partecipe simpatia, del mondo popolare dei pitocchi e degli animali morti, che gli valse il soprannome di Pitocchetto. E’ dunque un’intima affinità spirituale quella che lega Giancarlo Vitali all’artista bresciano del Settecento e, più in generale, alla tradizione realista della pittura lombarda.
Quest’omaggio a Ceruti si compone di due incisioni. In quella sinistra, stampata in bianco e nero, Vitali compone insieme galli e conigli tratti da diverse opere del Ceruti. Quella a destra, stampata in seppia, è invece un vero e proprio d’après abbastanza fedele del Portarolo del Ceruti.
Ma, al di là del contrasto cromatico fra le due parti dell’opera, è interessante notare come rispetto al Ceruti, Vitali attenua abbastanza, sfumandolo, il grande cesto che il ragazzo porta in spalla, che nel dipinto è riassorbito nel tono scuro generale dello sfondo, un tono che nell’incisione avrebbe assunto una pesantezza eccessiva. Anche la stampa in seppia contribuisce a sfumare ulteriormente la presenza del cesto. In questo modo tutta la nostra attenzione si focalizza sull’espressione malinconica del ragazzo che ne risulta perciò efficacemente potenziata. Un esempio magistrale di traduzione tecnica degli effetti visivi dal dipinto all’incisione.