Dalla Torre di Teglio (1954)
(Zoppè di Cadore, Belluno 1910 - Milano 1960)
cm 65,3x85,5
Olio su tela
Naturalismo novecentesco
Firmato in basso a sinistra: TOMEA; sul retro: FIORENZO TOMEA/PAESAGGIO DELLA VALTELLINA/DALLA TORRE DI TEGLIO 1954
Acquisto della banca dall’autore nel 1959
Sondrio, Il paesaggio valtellinese dal romanticismo all'astrattismo, 1990.
M. Gianasso (a cura di), 14 pittori in Valtellina e Valchiavenna, Sondrio, 1961, tav. XIII; F. Monteforte, Il paesaggio valtellinese dal romanticismo all'astrattismo, Milano, 1990, p. 167; AA.VV., Tesori d'arte delle banche lombarde, Roma, 1995, p. 518
Il paesaggio trae la sua onesta e gradevole originalità espressiva dal ritmo fortemente tripartito dei verdi in primo piano, declinati secondo cadenze compositive in cui si avverte la lezione di Tosi e un’eco di Cézanne, dell’azzurrognolo delle montagne in secondo piano che richiama i modi di Dérain e dei Fauves, e della striata massa grigiastra del cielo sullo sfondo che è invece propria di Tomea. Anche la pennellata, descrittiva in primo piano, si fa più sommaria e spezzata nei campi a ridosso del paese e diventa più leggera, sintetica e quasi acquarellistica nel profilo delle montagne che si stagliano contro la massa nuvolosa del cielo da cui piove una luce grigia e spenta che conferisce al paesaggio una nota di fredda malinconia.
L’insieme ha così un effetto naturalistico e favolistico che è il doppio registro attraverso cui Tomea sente e racconta il paesaggio alpino, ma attraverso sui si evidenzia anche una della caratteristiche proprie del suo intero percorso artistico, quella cioè di voler essere moderno senza rompere con la tradizione.