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Titolo dell'opera:

Giocatori di carte

Autore:

Todeschini - Giacomo Francesco Cipper

(Feldkirch, Austria 1664 - Milano 1736)

Dimensioni:

cm 110,4x90,4

Tecnica:

Olio su tela

Stile:

Realismo settecentesco lombardo

Provenienza:

Acquisto da collezione privata milanese tramite Finarte, 1980 col titolo: Ragazzi che giocano

Bibliografia

M.L. Tognoli, Giacomo Francesco Cipper, il Todeschini e la pittura di genere, Bergamo 1976, p. 33, tav. 24, p.149; M. Bona Castellotti, La pittura lombarda del '700, Milano, 1976, tav. 203; M.S. Proni, Giacomo Francesco Cipper detto il Todeschini, Soncino, 1994, p. 86, n. 24; AA.VV., Tesori d'arte delle banche lombarde, Roma, 1995, p. 204

Giocatori di carte

In un interno, attorno a un piccolo tavolo, due giovani popolani dagli abiti laceri e col cappello in testa, giocano a carte, attorniati da un suonatore sullo sfondo e da un bambino in primo piano, che tiene in mano un mazzo di cipolle.

Si tratta di una classica scena di genere sul tema ricorrente dei giocatori di carte, dipinta dal Todeschini nel suo tipico stile teatrale e un po’ caricaturale, che mira a divertire e a suscitare il nostro sorriso. L’attenzione è focalizzata sugli opposti atteggiamenti dei due giocatori, l’uno rassegnato e indispettito che alza gli occhi al cielo, stringe le labbra e batte il pugno sul ginocchio per la sfortuna, l’altro sorridente e soddisfatto che guarda verso lo spettatore mostrando il suo tris vincente. A questo contrasto di espressione se ne interseca uno di luminosità tra il bambino accovacciato in primo piano con il mazzo di cipolle in mano e il suonatore di colascione - lo strumento a plettro, qui in versione antica a tre corde, tipico della musica napoletana - la cui figura in ombra serve anche a dare alla composizione quella profondità che altrimenti non avrebbe, oltre ad accentuare il carattere popolare della scena.

Le figure dei due giocatori sono dipinte con sapiente distribuzione degli effetti luministici ed eccezionale abilità realistica negli abiti sgualciti e rattoppati e nell’incarnato, reso con quel tono bruno su fondo bianco ravvivato da tocchi di rosso che è un po’ la sigla stilistica delle migliori opere del pittore austriaco vissuto a Milano e che anche in questo dipinto è l’aspetto qualitativamente più alto e apprezzabile.

Al di là, infatti, della divertente esibizione dei due giocatori sul tema dell’alterna fortuna, il quadro non ha una vera unità compositiva. La scena del bambino con il mazzo di cipolle accanto alle due galline in basso in primo piano, sta del tutto a sé come pretesto compositivo per esibire una natura morta con animali, un po’ come avviene nei quadri sui venditori del mercato e i venditori di pesce. Allo stesso modo il gruppo centrale dei due giocatori risulta troppo schiacciato sulla figura del suonatore di colascione, anch’essa senza un vero rapporto con il tema della scenetta. In realtà, come è stato notato, anche nelle migliori scene di genere com’è indubbiamente questa, il Todeschini tratta le figure allo stesso modo della frutta e degli animali in una natura morta rivelando, anche per questa via, la sua più autentica inclinazione artistica.

Il dipinto è stato pubblicato per la prima volta nel ’76 da Maria Luisa Tognoli con un’attribuzione al Todeschini, confermata in seguito anche dal Bona Castellotti e dal Proni. Per la sua ambientazione interna, è ascrivibile alla seconda decade del Settecento, vale a dire alla fase più matura della produzione artistica del Todeschini.

E’ da segnalare, infine, che sul mercato sono apparse altre opere del Todeschini simili a questa nel soggetto e, in parte, anche nella composizione, con l’omissione del ragazzo in primo piano e con un avventore al posto del suonatore, come quella già alla Galleria Previtali a Bergamo segnalata da Maria Luisa Tognoli e ricordata anche da Francesco Frangi nella scheda relativa al presente dipinto sul volume Tesori d’arte delle banche italiane. Ma, come fanno rilevare anche questi due autori, sebbene Todeschini replicasse spesso con qualche variazione i propri soggetti, la scadente qualità pittorica di questi dipinti fa seriamente dubitare della loro autenticità.

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