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Titolo dell'opera:

Veduta dell' antico Castello di Trezzo presso l’Adda (1815)

Autore:

Federico e Carolina Lose

(Görlitz /Dresda, 1776 (Federico) Dresda, 1784 (Carolina) - Milano, 1833 (Federico) - 1837 (Carolina))

Dimensioni:

mm. 160x210

Tecnica:

Acquatinta

Stile:

Romanticismo

Firma:

In basso a sinistra: F. Lose del. - a destra: C. Lose inc.

Note:

In basso al centro firma dello stampatore, Fumagalli Aquatinse

Al di sotto del titolo indicazione e luogo dell’editore,  Milano presso Gio. Pietro Giegler Librajo Corsia de’ Servi N.° 303.

Bibliografia

Franco Monteforte, Milano e la Lombardia pittoresca del primo Ottocento, Sondrio, Banca Popolare di Sondrio, 2011.

Veduta dell' antico Castello di Trezzo presso l’Adda (1815)

Il Viaggio pittorico e storico ai tre laghi Maggiore, di Lugano e Como col corso del fiume Adda e Ticino, pubblicato da Bernucca a Milano nel 1815, è una delle prime opere in cui appaiono un buon numero di acquetinte firmate dai coniugi Lose, Federico come disegnatore, Carolina come incisore.

La veduta del castello di Trezzo è nell’album l’unica immagine di un luogo al di fuori del territorio dei tre laghi indicati, ma, come recita la nota che accompagna l’acquatinta, “si è creduto di unire questa alle vedute de’ tre laghi, poiché sotto Trezzo ove scorre l’Adda si è inalveato il naviglio della Martesana col mezzo del quale  si ha la comunicazione della Capitale al lago di Como.”

Il canale della Martesana,  iniziato a scopi irrigui da Francesco I Sforza nel 1457, era stato reso pienamente navigabile, con la sistemazione del canale  di Paderno, solo nel 1777 dal governo austriaco di Maria Teresa. Il suo inserimento, perciò,  doveva tornare particolarmente gradito al nuovo  governo del Lombardo-Veneto, retto allora dal conte di Bellegarde, anch’egli nativo di Dresda e dunque concittadino di Federico e Carolina Lose.

All’inizio dell’Ottocento delle mura dell’antico castello  - dove nel 1385 era stato imprigionato e avvelenato dal nipote Gian Galeazzo, lo stesso Bernabò Visconti che lo aveva costruito - rimaneva ben poco, non perché le vicende militari le avessero ridotte a quel punto, ma perché, spiega la nota storica a fronte dell’immagine,  “rispettate dal tempo, diroccate furono dalla cupidigia degli uomini”,  che ne avevano ricavato materiale da costruzione.

Tra le rovine si vedono anche i resti del grande ponte ad un’unica arcata che univa la riva bergamasca alla milanese, abbattuto nel 1416 dalle truppe del Carmagnola al servizio di Filippo Maria Visconti.  

La veduta di Federico Lose, incisa e in origine splendidamente colorata a mano dalla moglie Carolina, era stata ceduta dal Bernucca, insieme a tutte le incisioni dell’album, al libraio Gio. Pietro Giegler. A questa riedizione del Giegler appartiene appunto questo esemplare in bianco e nero della collezione della Bps.

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