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Titolo dell'opera:

La Ville de Como (1704 ca.)

Autore:

Pierre Mortier

(Leida 1661 - Amsterdam 1711)

Dimensioni:

mm. 373 x 572

Tecnica:

Acquaforte

Note:

Tavola XII del Nouveau Théâtre de l’Italie, ou description exacte de ses Villes, Palais, Eglise, &C., A Amsterdam, chez P. Mortier, 1704,

Bibliografia

C. Margheritis, C. Sinistri, G. Invernizzi, P. Peverelli, Como e Lecco nelle antiche stampe, n. 29, Pavia, 1976

La Ville de Como (1704 ca.)

Nel 1663 il celebre cartografo olandese Johannes Blaeu aveva pubblicato ad Amsterdam un grande atlante in tre volumi di mappe delle città italiane, il Theatrum Civitatum et Admirandorum Italiae, le cui lastre incise erano, in seguito, fortunosamente scampate all’incendio della città che nel 1672, un anno prima della sua morte, ne aveva distrutto lo studio.

A oltre vent’anni di distanza, nel 1695, il cartografo-editore di origini francesi Pierre (o Pieter) Mortier, da tempo residente ad Amsterdam, ne aveva acquistato dagli eredi tutte le lastre e nel 1704 aveva intrapreso la ripubblicazione in proprio dell’opera in quattro volumi, firmata J. Blaeu - P. Mortier, col titolo Nouveau Théâtre de l’Italie, ou description exacte de ses Villes, Palais, Eglises, &C. (Townbooks of Italy).

L’opera riproduceva, ritoccate e modificate, le lastre del Blaeu con l’aggiunta di un consistente numero di nuove mappe di città dell’Italia settentrionale disegnate dallo stesso Mortier.

A quest’ultimo gruppo appartiene anche questa mappa della città di Como, XII delle 78 numerate, raccolte nel primo volume dell’opera, dedicato alla Lombardia.

Nel disegno delle sue mappe Mortier non è mai molto originale. Esse, infatti, sono quasi sempre riproduzioni o rielaborazioni di mappe altrui.  Questa pianta della citta di Como, ad esempio, riproduce quella di Vincenzo Coronelli stampata a Venezia nel 1696 nel suo Isolario dell’Atlante Veneto.

Mortier ne riprende puntualmente anche la toponomastica, francesizzandola in diversi casi (Porte du Tour, Borgo du Porte du Tour, ecc.) e riproducendone le imprecisioni, come nel caso del castello del Baradello (Barnuello).  

Al centro la geometrica planimetria della città romana racchiusa entro le sue mura con il porto che si apre sul lago e le cinque torri, di cui due sulle mura laterali e tre sul lato posteriore, verso la terraferma, che culminano in quella centrale, la maggiore, in corrispondenza della porta della città, la porta della Torre.

Ma la parte più interessante dell’incisione risiede nella descrizione dei complessi e degli edifici che si snodano a nord delle mura dalle rive del lago fino al castello del Baradello con la sua alta torre che svetta in cima alla montagna. Ritroviamo molte chiese e complessi monastici alcuni dei quali ormai perduti, altri divenuti celebri come il Collegio Gallio (Colegio Colia), fondato nel 1583 dal card. Tolomeo Gallio e affidato ai padri Somaschi.

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