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Titolo dell'opera:

I Tarocchi (1983)

Autore:

Fernando Valenti

(Traona 1931 - Morbegno 2000)

Dimensioni:

cm. 60 x 50

Tecnica:

Olio su tela

Stile:

Espressionismo

Firma:

firmato in basso a sinistra

Provenienza:

Acquisto diretto dall'autore

Note:

Sul retro titolo, data e firma dell'autore

I Tarocchi (1983)

I Tarocchi, con i loro ventidue Trionfi o Arcani legati al repertorio simbolico e figurativo medievale della Vita, della Virtù, del Potere, del Cosmo e del Destino, nascono nelle corti rinascimentali italiane del Quattrocento come mazzo di carte da gioco illustrate, diventate subito, per il forte carattere simbolico delle immagini e il potere divinatorio loro attribuito, le carte da gioco più enigmatiche della tradizione occidentale, e come tale, oggetto di ripetuto interesse artistico. Il XIII Arcano dei Tarocchi riguarda la Morte, raffigurata come uno scheletro che falcia in un prato teste di potenti e gente comune, erbe, fiori e ogni essere vivente, o come scheletro a cavallo, che brandisce minacciosamente la falce come una bandiera, accompagnata da una scritta esoterica A questa seconda iconografia si rifà qui l’immagine moderna che di questa carta dei Tarocchi ci dà Fernando Valenti. Nell’interpretazione esoterica comune di questo XIII Arcano, la Morte è il destino comune di ogni essere vivente, ma non ha significato negativo, anzi è un simbolo cosmico di trasformazione e di rinascita della vita in senso fisico, ma anche di rinnovamento interiore in senso morale. Bisogna morire, insomma, per rinascere e rinnovarsi. Associato al XIII Arcano c’è, però, anche un significato esoterico pessimistico e negativo di rifiuto, di disillusione, di sconfitta finale. Ed è in questo senso che va qui intrepretato il dipinto di Valenti. Lo scheletro della Morte cavalca trionfante, su una sella rossa squillante, un cavallo che è in realtà un congegno meccanico mosso alla base da una ruota dentata che lo penetra e lo agita fino alla testa, facendolo quasi imbizzarrire. Cavallo e scheletro-cavaliere sono di un livido grigio metallico e la lama della falce si rivela come un’affilata catena dentata. La metallica agitazione del cavallo lacera e fa a brandelli la carta da gioco e rende pressoché illeggibile l’esoterica scritta in basso di cui intravediamo qualche lettera, mentre in alto, semicoperto dalla falce, si legge il numero del tarocco, XIII. È il trionfo della Morte, che assume le vesti della macchina industriale, della fabbrica che lacera e sconvolge la vita e sembra, col suo stesso movimento sul punto di abbattersi, schiacciandola, sulla firma dell’autore.

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