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Titolo dell'opera:

Caino e Abele

Autore:

Pittore caravaggesco del XVII secolo

( - )

Dimensioni:

cm 177x117

Tecnica:

Olio su tela

Stile:

Realismo barocco lombardo

Provenienza:

Acquisizione da Collezione privata, 2001

Note:

Inedito

Caino e Abele

La scena rappresentata si riferisce al celebre episodio narrato in Genesi 8, 8. Caino ha attirato Abele in campagna e “mentre erano in campagna, alza la mano contro il fratello Abele e lo uccise”, pieno di ira per la preferenza accordata da Javhé ai suoi sacrifici. Il dipinto rappresenta appunto il momento in cui la violenza fratricida di Caino si accanisce sul corpo del fratello. Il vulcano in secondo piano, con il fuoco che esplode e la vampata di fumo, è una chiara allusione all’ira di Dio per il gesto di Caino di cui Abele è vittima innocente.

Il dipinto è il risultato di un mediocre accostamento di riferimenti stilistici diversi entro una composizione alquanto disarmonica e priva di particolari valori cromatici.

C’è, ad esempio, un evidente squilibrio compositivo e di disegno fra lo sfondo in cui è ambientata la scena e i due corpi in primo piano. Questi ultimi sono dipinti con una tensione vitale e un naturalismo anatomico che riporta - secondo gli esperti, Gianna Bessi e Giovanni Gentile, incaricati della valutazione dell’opera prima della sua acquisizione - alla scuola del Pollaiolo e del Caravaggio, se non fosse per la tecnica alquanto sommaria e le flagranti incongruenze descrittive, come nel rapporto anatomicamente del tutto improbabile fra il braccio e la torsione della spalla nella figura di Abele a terra. In questo caso, scrive in particolare Gianna Bessi, “la naturalezza del gesto contrasta con la spalla eccessivamente inclinata che altera l’armonia del movimento.“

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