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Solitudine

La grande figura dell’uomo seduto in camicia bianca sbottonata sul petto e con le maniche rialzate che ne scoprono le mani robuste e le braccia, si staglia sul muro grigio alle sue spalle. Sotto il nero cappello, il volto si abbandona desolato sul pugno rialzato mentre l’altra mano si si distende interrogativa sul tavolo davanti alla bottiglia di vino vuota. Dietro di lui, proiettati sul muro, gli incubi della sua desolazione: i segni alienanti e disumanizzanti della fabbrica (la catena metallica, la punta di un trapano) e la tavolozza della pittura con cui l’operaio ha tentato inutilmente di evadere dalla fabbrica, rimasta piantata come un incubo dentro di lui anche dopo averla abbandonata, come mostra la catena metallica che si prolunga penetrandone il braccio e la testa.” La grigia tonalità dell’insieme, il macerato annerimento della carne, i contorni e i rivoli di blu (il colore della vita, sempre squillante in Valenti e qui invece cupo e spento), tutto fa di questo dipinto un concentrato di disperazione e di desolata, infinita tristezza.


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