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Titolo dell'opera:

San Carlo Borromeo in preghiera

Autore:

Pittore lombardo del XVII sec.

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Dimensioni:

cm. 77 x 63

Tecnica:

Olio su tela

Stile:

Realismo barocco lombardo

Provenienza:

Collezione Battista Leoni

San Carlo Borromeo in preghiera

La rappresentazione di San Carlo Borromeo in meditazione davanti al crocefisso e a un teschio è abbastanza ricorrente nell’iconografia secentesca del grande arcivescovo milanese, artefice, insieme a S. Ignazio di Loyola e S. Filippo Neri, della riforma della Chiesa negli anni immediatamente successivi al Concilio di Trento.

Sebbene alla sua morte nel 1584, avesse solo 46 anni, la sua azione  riformatrice era stata già così vasta e profonda da aver lasciato un’impronta indelebile nella chiesa ambrosiana, mentre il ricordo delle sue attività assistenziali durante la grande carestia del 1569-70 e, soprattutto,  l’episodio della peste  del 1576-1577 miracolosamente cessata dopo la processione in cui aveva portato a piedi nudi una croce di legno con la reliquia del sacro chiodo, ne aveva diffuso la fama di santità già prima della morte.

Proclamato santo nel 1610 da Papa Paolo V, da allora il suo culto non ha più cessato di diffondersi anche per merito dei numerosi artisti, maggiori e minori che ne fissarono l’iconografia, a partire dai più noti rappresentanti del primo barocco lombardo, come il Cerano, il Procaccini, il Morazzone ecc. fino al Guercino e ai protagonisti della pittura della Controriforma.

Questa tela certamente di artista minore, ma tutt’altro che disprezzabile, del Seicento lombardo, appartiene al novero delle numerose rappresentazioni popolari della figura del santo come mostrano i tratti fisici eccessivamente marcati del volto, a partire dal famoso naso aquilino, qui fortemente pronunciato, che rende il santo immediatamente riconoscibile. 

San Carlo in abito cardinalizio medita stringendo le mani di fronte al Crocefisso, suo attributo costante, davanti a cui sta un teschio. La sua è dunque una meditazione sulla sofferenza e la morte, sul memento mori, vissuto non con assorta gravità, ma con serena e quasi gioiosa consapevolezza della futura felicità ultraterrena, come lascerebbe intendere l’inusuale espressione di sorridente e devota confidenza con cui il santo guarda la figura di Cristo.

Ed è in questa insolita espressione che risiede l’originalità alquanto popolaresca del dipinto.