Il cane (1983)
(Traona 1931 - Morbegno 2000)
cm. 60 x 80
Olio su tela
Espressionismo
firmato in basso a sinistra
Acquisto diretto dall'autore
Sul retro titolo data e firma dell'autore
Se nella pittura di Valenti è pressoché assente la figura umana, ricorre invece frequentemente quella animale del cane, del gatto o degli uccelli, in cui identifica e raffigura sé stesso, i propri incubi, le proprie paure. Come avviene, appunto, in questo dipinto. Drizzandosi e irrigidendosi sulle proprie zampe, un cane cerca invano di liberarsi dalla catena fissata al suo collare e legata a un tubo metallico imbullonato, a sua volta, alla grossa macchina industriale (la bocca di un altoforno?) che si vede sulla sinistra coperta in parte dalla grossa testa del cane che abbaia e che nello sforzo sembra quasi attraversato da scosse elettriche che lo lacerano e ne scompongono la figura. Intorno lo circonda tutto un universo di ingranaggi, ruote dentate, enormi viti a spirale, bulloni e lastre arrugginite ritagliate. In questo prato metallico, nascono a destra e a sinistra, anche delle tenere margherite la cui corolla, tuttavia, è ironicamente costituita da un bullone che le fissa all’insieme. È un universo affastellato, che si chiude in sé stesso come una prigione immersa in una corrente di azzurro che lo innerva e lo attraversa, in decorativo contrasto cromatico col rosso vivo su cui in alto, si staglia l’intera composizione.